sì alla vita | 2021

 ...sì ai novant'anni di nonna Fernanda, sì ai bambini che accudiscono e liberano i pufflings dalle scogliere delle isole Vestmann, sì alla nottata surreale al bar Capriccio con la tribù di Picchio grazie ad una mia foto, alle onde in faccia e al sale in gola, sì al ghetto veneziano il sabato all'imbrunire, sì alla sangria in spiaggia al bar Martina, sì a sgranocchiare carrubi, sì ad essere svegliata su un fiordo dal canto delle anatre, a pedalare con Ema al mio fianco, alla mia prima volta al Circo Paniko, sì alla Balena bianca, sì ai pomodori siciliani, sì a OPIS, all'Antiquarium di palazzo Grimani, sì al casatiello fuori stagione dei Buongustai, sì a rivedere Leonardo a Husavik e alle sue storie improbabili, alla signora Licia di Chiusure, alle Serre Torreggiani, sì alla potentissima Misericordia di Emma Dante al teatro Rifredi, alla mia prima spazzola, alla mail di Angela, sì ai cicchetti fantasiosi del bacareto Ae bricoe, al mio ufficio nomade finalmente, sì all'Islanda e a tutte le volte che mi ha sorpresa, alle lunghe giornate estive, ai baffi di Leila e a chi vorrebbe averne di altrettanto belli, sì ad I may destroy you, sì al profumo di Sicilia, a poter ammirare la lava da vicino, sì alle telefonate alla nonna, sì a scoprire quant'è bella Salerno, alla casa vascello, a Francesco Musante, a Brad e Angelina che sguazzano nel blu del cielo, sì al Monte Amiata e ai suoi colori a inizio estate, all'agenzia Sviaggi Vamos a la Playa - Stay scially, sì a incontrare Sara e Davide mentre fanno il pieno in Lazio, sì a chi colpisce e ti affonda con i cornetti a letto, sì a fare il cane con la faccia fuori dal finestrino, al mio primo binocolo, sì a Guendalina, agli incidenti semi-catastrofici che ti portano a casa Gianluca un venerdì sera a buffo, all'Universale, alla pizza Tarallo dei fratelli Prisco, sì a palazzo d'Avalos e ad entrarci per l'omaggio a Libero, all'Ibiza che non ti aspetti, ai liutai di via Cavour, a Miriam di Andrea e Giorgia, sì a guardare il telegiornale in macchina mangiando una zuppa mente fuori si gela, a Il Cacciatore, sì a Suvereto e alla Locanda delle Stelle, a Sant'Angelo In Colle e allo sformato di porcini del Leccio, a quant'è bella Bologna mannaggiallei, a verificare che Arezzo esista, alla collezione Casamonti, sì a tutti i bellissimi scorci fiorentini, alle creme alla propolis, alla magia del Mediostar che sparaflescia i peli, ai commenti che mi sono arrivati dai partecipanti di ioscrittore, alle morbide pecore islandesi, al concerto del coro e dell'orchestra filarmonica di Bruxelles al Bozar, al Monte Bianco di Racca, sì ad essere rimasta l'unica del gruppo UNIBO senza figli, a 200 meters, a quando il tuo corpo ti chiede di partire in vacanza, a Venda de balafia 24, ai monopattini che ti teletrasportano a casa, sì a Scicli su consiglio di Carlo, al libro sui vini di Jacopo pubblicato, al Pourmanger, a borgo Hedibe, a caro amico mio culattone aspettami, a quando una vacanza ne porta un'altra, al museo di Arti Orientali di Ca' Pesaro e a ritrovarcu il Pensatore, alla tela di san Pantalon, alle KitKat giapponesi al Mont Blanc, a rivedere Zoran in Rata nece biti, sì alla comodità dei pantaloncini sotto alle gonne, a Carlotta mamma scialla e - soprattutto - felicemente sbronza, alla colazione con la brioche del bar Nettuno, a Cat Stevens, a chi "porten", a chi canta alle foche, sì a Terramurata, al leccapentola (mai più senza), sì al riposino pomeridiano, ai mercoledì festivi che dovrebbero essere la norma, all'Urban Jungle di Prato e ai pagliaccetti armeni, alla vasca del St John, a Fava entusiasta della mattina sempre, alla paella della Vigilia, al supporto della Luciana, alle fantastiche mutande assorbenti, a quando sento precocemente la mancanza di Leila, al tour "beh ma che tristezza", a David Spiegelhalter, ai due kiwi al giorno, a Amelia di Gennaro, alla Fra in preda agli ormoni, sì ad Arturo e alla sua isola, ai fenicotteri sgarruppati dell'oasi Orti Bottagone, alle mail belle ed inaspettate, a chi ha rischiato di chiamarsi Kosmo Palloni, al mio primo tampone rapido, a svaligiare la lounge di Trenitalia, al tramonto dalla spiaggia di Chiaiolella, ai marimo e alla loro leggenda, a Sant'Anna 91 e a Serafino, sì al fior di latte, sì agli Highlight Tribe, a chi dopo esattamente trent'anni torna nel suo posto preferito, a visitare la fondazione Cini sull'isola di San Giorgio Maggiore, a Lucia de Lucia ovvero Troisi femmina, ad andare a ballare lindyhop travestita da mela marcia sotto alla stella del Vietnam, a Kat(e) Winslet, a Molenbeek, a essere stata la prima ad aver accompagnato Elena a Pisa, sì al bonus vacanze speso per una Jacuzzi del hotel Ca' D'oro, a Holy motors e a Sound of Metal, al royal au chocolat cucinato da Cédric, alla commovente dedica di Benigni alla moglie, sì al rave di Bipo, ad Anna Chiara come responsabile di nuovo, all'osteria da Filo, al muschio e alla pecore in spiaggia, a Edi a Firenze finalmente, al museo di Storia Naturale di Venezia, a ritrovarsi alle due di notte a parlare con un perfetto sconosciuto a casa di un amico assente, alla spiaggia del Postino, a sbavare sulla vetrina di Barbara Gallorini, a Libero che annuncia che Aldo Moro è stato rapito, a Saint Géry, alla dedica di Efrem a Benedetta, sì alle foche spiaggiate ad Illugastadhir, ad andare a Marina di Vecchiano con Ciabatti a raccogliere il legno, a giocare con Lollo, a Cédric che va alle feste clandestine, a chi ti dice sempre Salute! ogni singola volta che starnutisci, ai quadri su quadri di San Marco, sì a tutti i colori dell'Islanda, al pride a Bologna con Giusy, a chi solo a 35 anni scopre della storia delle baby carote, a svegliarsi nel quartiere Prozac, sì a Procida, a Fantine dei servomutoTeatro, sì ai gruccioni, a chi cucina una parmigiana e la porta in bici da amici, a chi per riprendersi dallo shock delle tradizioni interrotte ne istituisce altre, sì all'Islanda che è come una buona escort: fredda, cara e bellissima, a The mayor al Middle East Now, a quando in città incontri uno scoiattolo, al perfetto italiano e tempismo di Cédric, a tutte le persone ponte della mia vita, ad Anna Karenina, alle capsule del tempo, ai paninetti con fichi e noci, sì alle fornelle, a sperimentare nuovi look, al beyond burger di Lydia's, a Spotify craccato, al mio articolo su Query, a Cinzia, Diego e Vittorio, a vedere Marco Bechis seduta fuori dal festival per poi imbucarmi, sì al Poreuomena matthaei, a vagare per Orte, al recettore della dopamina D4, a Ponte Chiodo, sì ai tortelli di tiramisù fritti, ai volantini elettorali di Giovanni Assenti, sì a mamma Totti Totti, alla pizza dello Schiarpone, allo skyr, al grand Béguinage, a Busa di Vigonza city, alla sinfonia di Bella Ciao, ai figli maschi che danno tanto orgoglio al padre di Cinzia, ad essere a Bruxelles da Davide e con Giulia sotto al quadro di Padova regalato da Emma, alle barzellette di Lee tandem di cinese perfetto, alle oltre centocinquanta copie di mappette vendute dalla Pangea, al rumore dei miei passi nella ghiacciaia di Torino, al guacamole di Lorenzo, sì a tutte le cose di Firenze che mi mancano di già, a Las Dalias, al sosia di Ettore, a quando amici aiutano inconsapevolmente altri amici, ai tramonti che pare stiano bruciando l'Islanda, alla Cala Nova, a salire su Hverfell, sì a Zemian, ad A tutto volume e al finto addio al nubilato di Sara, al cilindro rosso in testa, a Raul Casadj, a via Alessandria 7, alla bellezza di Mjoifjordur, a Gandhi e il suo Parmigiano, a chi scova Andrea per chiedergli un profumatore vaginale, all'esordio di Busi e alle sue dediche indecifrabili, al panettone con i frutti di bosco, a Pyongyang blues, a rue des Moissoneurs 70, a Natale a Ponte Valleceppi, alla cripta sull'acqua di San Zaccaria, sì a Camilo di cui sono la madrina incontestata, alla gang del blues grandpa, a fare la pipì con un piccione a fianco ma anche a farla in spiaggia la notte, a fare grandi cose, alle solfatare che profumano di sigaro alla vaniglia, a viaggiare in business, ai lunghi abbracci di Yoghi, alla mia prima volta a Dixit, a El Pecador, a chi mi ha chiesto come faccio ad andare in bagno e a mangiare dato che sono in smartworking, ai Brioschi, alla tombola in famiglia, a Baribaldi, allo spesso e soffice tappeto di muschio islandese, ad Ema che si occupa di tutto quando io non riuscirei nemmeno ad uscire dal letto, al libro narrato dalla maestra Gazela, sì ad André che parte sempre con dei regali in valigia, ai bagni in tempo di tramonti in spiaggia Ciraccio, sì a babbo Nicco col vasino in mano, agli gnocchi fatti in casa, al parco nazionale di Snæfellsjökull e al vulcano di Herzog, più o meno sì a chi va in Palestina ad aiutare i palestinesi e a tentare di farsi le israeliane, al profumo di primavera che quest'anno sento nell'aria da gennaio, alle due donne Terzani al Festivalettetatura, a cenare da Nevodi, a chi canta Fuck You Trenitalia, a Michela Murgia al teatro romano di Fiesole, a essere una vip milanese con tanto di Ambrogio, sì alla scialuppa di Toti, a campeggiare per l'Islanda, alle storie di Dario, non così sì ai genovesi che si fanno pagare per assaggiare il gelato, a via del faro 26, a Paura Lausini e ai 666, a Real Bodies, agli elastici colorati islandesi, ad Alessio Er Noia, alla strega che conta, al sushi di Ohiohi, agli Extraliscio, alla potenza inaudita di Dettifoss, alla street art di Hellisdandur, ad essere portata a letto in braccio, sì alla granita al limone di Positano, al Dumbo, ai calanc sans bière mais avec l'émotion, alla dracena del giardino di Minerva, all’eventuale figlio Garibaldi della matta, al mio ufficio in giardino, ai fiordi del Nord, sì a incrociare Helena Bonham Carter tra more rubate da Benedetta ad Arcetri, alle conoscenti di vite fa che ti scrivono perché comprano un tuo libro, ai presepi fatti con la carta unta dei coccoli, a Sturk che chiede dove viviamo adesso, sì al Fringe di Torino, alle piadine educate, alle colazioni nel lettone al completo, alla casa del popolo di Settignano, alla villa di Caprile, sì a Il giorno e la notte, al nostro Suzuki Jimmy, all'inquietudine di scendere dal treno da sole a Donnafugata, a Dario in Galles, al fiore di yucca, a Marghe con gli occhi a forma di cuoricino, a seguire il Gianlu mentre lavoro, sì ad avvistare balene da un veliero nel golfo di Husavik, alla rubacuori del birrificio dei Bardi, a essere tra i primi a visitare il museo sull'Eurovision, ad andare al cinema la mattina, alla visita esclusiva al futuro museo archeologico di Procida, alle belle chiacchiere con la maestra Gabriella, a passare serenamente del tempo facendo gli splendidi al cospetto di un simpatico cane antidroga, ad aver debellato l'ansia del cartellino, sì a tornare a Pompei, a tornare a Bruxelles dieci anni dopo, alle ciotole di wok più grandi di me, sì a Ragusa Ibla, ad entrare in un aereo sfranto a Solheimasandur, alla moon beach, a Corricella, ai bike tour per le periferie fiorentine, ai pippoli di Dimmuborgir, ai panetti di mandorla, sì a tutti i Vol. 2 che vagano - straordinariamente soli - in un mondo che li vorrebbe appaiati, alla strabiliante scoperta dei chips di cavolo nero, al sublime manuri di To Steki, al sentiero delle burraie, a dare e ricevere fiducia, a Luciana e Maria che si nascondono in cantina per giocare con i hula hoop, sì alla doccia caldissima di Happy Camping a Keflavik, a chi “quannu amuri voli trova locu”, a via Roma 142, a Pou des Lleo, alla finale dell'Italia vista da Padova, a trarre agguati a Efrem, a Marghe che miete il grano, alle conseguenze inaspettate di una mia foto con lo zampino (anzi, le zampette) di gabbiano, ai mazzi di carciofi fritti, alle pause cicca, alle pizze a merenda, a chi spera di ricevere un orsetto lavatore per il suo compleanno, alla trattoria di Ardiano e ai suoi crostini, a Salman - l'angelo di Deliveroo che mi ha riportato il cellulare e la fiducia nel mondo, alla festa del cunigliolo fritto, sì agli ombretti figli di disgrazie, all'impressionante canyon di Stuðlagil, a Grottarossa e a comprarci una bolletta, a Cosimo di Rondò, all’azzeccata pubblicità di Bayles e Ciobar, a El Grillo, a via Alessandria 7, a Mirco che ringiovanisce, a chi ti porta a cena da Badiani, sì a Dante Tarantini, a tutti i colletti bianchi e baldanzosi dei conigli del castello di Donnafugata, al suono degli iceberg che cozzano tra di loro nel ghiacciaio Vatnajökull, sì a leggere Proust in volo verso Ibiza, alle conchiglie statistiche, a entrembi, sì a cards against humanity, alle balle di fieno nei gruppi assopiti, alla mia tazza da vera gattara, all'eremo di Camaldoli con Eleo e il Gallo e a non trovarsi, a imparare a giocare a Burraco, ad Andrea che mi porta il burro cacao di ricambio, alle toscanaccie, a chi first reaction shock bæcause, al piedo, alle brioche al bar, a Lecce a Cesena, a riscoprire l'importanza della musica in una casa senza porte, alle chiacchiere di Leila, ai regali belli fatti da librai ancora più belli, a mangiare la cecìna a Cecina, alla spiaggia di Silurenza la notte, al Balon, a Fleabag, ad Eugenio da Salerno, sì ad Amadou e Mariam dal vivo nel chiostro di Santa Maria Novella, alla ring road, sì alla passeggiata con l'alpaca Nemo, ai complimenti del suocero, a chi sa gestirsi molto bene i vizi, alle faccette di Sara, alla buca delle fate di Pienza, sì alle mattine che sanno di normalità, al gatto MaxMara, alla bellissima Grand Place, a fare ginnastica posturale con Anna vestita da Babbo Natale, a commuovermi davanti a un piccione, a Bianca di Navarra, al mio fan Gregorio che mi si butta nelle braccia, a essere considerata una che ce l'ha fatta, sì alla vita rotolante e bella con Elena, a Eleo in modalità nonna, ad entrare nel Duomo di Salerno la notte, a Vaia che raddoppia i soldi, al Procida film festival, a salire sopra San Matteo, alla presentazione di Sara al Cicap fest, agli scampi di Höfn, al tenebroso Glauco, sì ai tassi con la salsedine addosso, alla cena al Pigneto Quarantuno, alla Lalla che rincorre giovinastri, alla fontana de cape e ciucci di Amalfi, ai cornetti con la crema alla ricotta, alle polentine fritte del Fienile che si meritano il premio Nobel per la pace, ai pesciolini del mercato in pausa pranzo, mica tanto sì alle persone nascoste nei bagni dell'Ikea a ingolfarsi di hot dog, a villa Caprile e alla scuola più bella del mondo, ad entrare nel bosco con il tram 44, a Donato quando parte Feliz Navidad, alla granita in piazza Busacca, ai weekend così belli e che sanno così tanto di normalità che vorresti riavvolgerli e rigoderteli, a fare birdwatching con Lorenzo, al cinghiale dolce forte, ai documentari di Zalab, all'uomo col maiale san miniatese, a riconoscere dei Jack Fruscianti usciti dal gruppo a Bologna, a depositare il mio testamento biologico, a rue de la Cigogne, a rivedere Sara con gli eredi al seguito, a È stata la mano di Dio anche se mi ha fatto letteralmente vomitare, alle scene di turisti disperati e di clienti storditi che solo Lorè e André, sì a quando Purtroppo sarà morto, mica tanto sì all'addio a Picchio alle Giornate degli autori ma soprattutto sì a Toti che non gliene potrebbe fregare di meno ma mi ci ha comunque accompagnata e sì al nostro bagno irrinunciabile e improvvisato nel mare lagunare, sì alla panna cotta di parmigiano e aceto balsamico, ai semafori rossi a forma di cuore di Akureyri, sì a recapitare dosi aggiuntive di felicità ad amiche tristi, alla piada con squacquerone e fichi caramellati, a Free polpo! e alla storia di Carlotta, sì alla poesia dei resti impilati delle vecchie strade islandesi, sì a chi seduce involontariamente la propria psicoterapeuta, alla schiaccia ragusana, ai calici di vino sempre pari del caffè Lietta, a consegnare l'ultima fatica con un mese e mezzo d'anticipo, sì a Sirio e soprattutto a Claudia che è riuscita a metterlo al mondo, alla gallina Alcatraz, alle chiacchiere in italiano con Cédric, a tutti i vecchi arzilli o rincoglioniti che ho incontrato nelle sale d'aspetto che ho frequentato, agli asinelli che ti fanno perdere i treni, sì ad aver raggiunto Marco Ponti, sì agli studenti che si ricordano di te e ti scrivono per dirti che le tue lezioni sono state preziose e gli hanno migliorato la vita professionale, sì alle cene a pranzo, a Giulio ocarina sposato, responsabilizzato e con prole, alla signora Alberta, alla bellezza di Seydisfjordur, a piangere come una deficiente per la fine di Orange, a Serafino che mi viene a prendere in stazione a Ragusa, a chi ascoltando "Where is my mind?" pensa a me, non così tanto sì agli effetti collaterali di una giornata piena di emozioni bolognesi, sì alle lucciole, a chi non ha (almeno non ancora) nè l'endometriosi nè l'epatite B, a chi vende calzini a Bonafede, al principe Filippo, alla bontà del decotto di carciofo, alla tempesta del Giorgione e alle ispirazioni laterali, alla chiesetta del Limbo, a chi nella pioggia va e sorride, all'anello di Sant'Antonio, a chi si definisce libero e gioioso, a fare atti di bene per vecchiette smemorate, alla luna piena sul porto di Salerno, all'argilla per la cellulite di Giulia, alle Lucky Strike, a chi propone Gin tonic a sproposito, agli pseudo crateri di Skútustadagígar, a sentirsi mille occhi animaleschi addosso passeggiando per San Rossore, alla casa alla rovescia, ai furbo flirters, al Moderna, all'anima al cornetto, sì a chi teme di perdere i piedi, alla scienza del pongo, al primo libro di Sara, a conoscere qualcuno che vive in via del Porcellana, ai pappagallini delle Cascine, a chi esce correndo da una casa a San Frediano per imbucarsi sempre correndo in una alle Cure durante il lockdown, all'Imam di Alas, agli asinelli di Ova, sì al bellissimo Meridiano di Joyce, al matrimonio di Sciacco, agli alberi in fiore, al Pignone, a tornare nei propri luoghi del cuore al bisogno, a Emilia che vuole i diritti, alle neomamme piscione, a Gretel, ai cornetti al pistacchio, al Perseus e al Prosperius, alla mia personale terapia del dolore, ad avere un solo grado di separazione con la Bignardi, alla chiesa russa ortodossa di Firenze, alla principessa Leila che beve dalla fontana, ad Almanacco e alla serie di livelli di fortuna che mi ha portata a loro, a Bella Bimba, all'Inter che quest'anno ha vinto gli europei, a essere tra i finalisti del concorso di Matita Rossa, a tornare al cinema dopo un anno, all'arnica per cavalli, all'osteria Tre Colli, a tutti gli sbadigli, il prezzemolo tra i denti e le alitosi mascherate di quest'anno, alla Polveriera, non così sì a scoprire di essere cresciuta con una delle peggio naziste dell'Illinois, al caffè della moka, alle sorelle Wachowski, al perculato di sodio, a La ferita, a pepita coccinella, ai funghi fritti del Fico Bistrot, alla fondazione Zeffirelli, ai pinguini pelosi, sì ai pacchi da giù di babbo Donato, al balcone soleggiato, ai regali inaspettati di Daniela, alla casa e al letto pieno di anime belle, alla Valigia rossa, a sfanculare il coprifuoco e passare per una Firenze in solitaria, ad uscire con il mio Geppetto preferito, all'idea di Nomadland, agli zuccherini piemontesi, agli artigiani di San Frediano, ai peperoni cruschi, ad accorgerti che l'istinto va oltre i tuoi limiti, all'intervista per Data Driven People, alla nocciolata home made, al Garofalo fan club, alle mie prime polpette di legumi, a passare incolume il periodo di prova, al mio primo racconto pubblicato su Grande Kalma, alle solfatare di Hverir, non così sì a chi è convinta che un cane sia più impegnativo di un bambino, al tassista Giancarlo, alla delizia della colomba Telesca, all'eleganza dell'avocetta, alle passeggiate a caccia di uova di girini, sì ai picnic in terrazza coi piedi nudi sull'erba gatta, a The Crown, ai fascisti del PD, a chi Signora i limoniiiiii, sì a trasformare olio di scarto in sapone e detersivo, alle cene vegetariane di mia madre in cui sono sapientemente nascosti diversi cadaveri, al šatrovacki, al brunch alle Vespe, a tornare a volare, al Pregabalin che spazza via il dolore, alle galline legali di Marghe & Co., meno sì alla fine di Shameless, all'ultima festa per la mia nonnina, a vedere eruttare il vulcano Fagradalsfjall, sì a tornare per ripartire, sì a quando prendi un treno per un soffio e ci ritrovi la tua vecchia amica, a chi ha inconsapevolmente definito mia madre poco verosimile, ad andare a Leuven e capire di aver sbagliato tutto quindici anni fa, al pacco di Santa Lucia e alla sua busta ritardataria, a Etterbeek, sì a Rica il cane che avremo a Torino, ad Alessio come partner di ballo, a nonna Ciga e a donna Agnese, sì a Emma che parla veneto, a Renzo che va a pescare a Canareggio, a chi regala miei libri, a Sara che vince il Premio nazionale di divulgazione scientifica Giancarlo Dosi, ad Alice che non mi riconosce mai, sì al pazzo aereo che da Ibiza mi ha riportata a Pisa, sì a chi insinua che Ema non esista, a The Tenant, a come Luciana infila l'arrosto, sì ad entrare in macchine sconosciute alla pompa di benzina il giorno di Natale, alla bella storia di Davide ed Emma, a quando torni a casa tardi la sera da fisioterapia e trovi una lasagna calda e la serie preferita già pronte ad aspettarti, a Sense8, alla vegetazione della costiera Amalfitana, sì miei fratelli maggiori Mirco, Francesco e Davide, agli indomiti, ai weekend a Padova dove non si fa che rimbalzare da un amico all'altro, sì alla metafisica della parmigiana di cardi, al mio primo articolo pubblicato su Il Bo Live, sì alle dita che profumano di patatine al formaggio, alle scritte sui muri di Bologna, sì a vedere finalmente La lettera di Paolo Nani, ai big muffins, alle cose che accadono solo quando decidi di smuovere le carte, sì alla mia intervista per Stroke Stories e a tutti i messaggi ricevuti, sì a chi ti propone di entrare nel video di Lady Gaga, sì ai cerebrolesi asintomatici, sì ad aprire le lettere di Georges quattordici anni dopo, sì a tutti coloro che mi hanno confermato che - nonostante io sia nata al nord - me la cavo abbastanza bene, alle tre cose belle che l'Italia mi ha dato, sì a chi ti conosce talmente bene da ricordarsi sempre di chiedere per te l'acqua fuori frigo, a tutta la poesia che è insita in quell'isola fatata che è l'Islanda, ai principi persiani, sì ad essere riemersa da un'apnea di viaggio troppo lunga, sì alle persone a cui devo i miei primi e fitti capelli bianchi, a quando capisci che una persona ti è mancata talmente tanto che valeva la pena vederla anche a costo di prendersi il Covid, al bagno nelle acque lattiginose e bollenti nelle piscine naturali di Myvatn mentre fuori si gela, sì a noi e alla città che potrebbe ospitarci l'anno prossimo - augurandomi che questa non sia mai Rovigo, a scoprire lo straordinario nell'ordinario, sì al lato finestrino sempre, al genio e alla sregolatezza di Bart che mi auguro resterà per sempre un po' dentro di me, sì ad essere stata considerata dagli amici di Picchio come il suo ultimo regalo...


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