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Visualizzazione dei post da 2021

Perché la fiducia potrebbe salvarci

Immaginate di aver commesso un crimine con un complice. La polizia vi becca e vi confina in due celle separate, ma - non essendo in possesso di prove a sufficienza per incastrarvi - vi propone il seguente accordo. Se entrambi confesserete vi verrà data una pena di sei mesi; nel caso in cui entrambi neghiate la pena sarà per entrambi di solo tre mesi di reclusione, poiché le prove non sono altro che indizi; mentre se uno confessa e l’altro nega, allora la pena verrà ridotta ad un solo mese per chi ha ammesso la propria responsabilità e sarà estesa ad un anno per chi non l'ha fatto. Voi come vi comportereste? La miglior scelta razionale sarebbe indubbiamente quella di tacere, dato che solo in questo modo scontereste il minor tempo in prigione, ovvero tre mesi. Però tacendo correte il rischio che l'altro invece parli e, tradendovi, vi faccia rinchiudere per il maggior tempo. Come potete essere certi del fatto che il vostro complice non vi tradirà, dato che non potete comunicare?

Nonni miei, nonnini belli

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Nonni miei, nonnini belli, sono ancora una volta sulla strada che mi porta lontana da voi, ma questa è una volta speciale. È la prima volta in vita mia che sono passata a salutarvi e non ho trovato nessuno dei due, ma me ne vado comunque con una preziosa lezione in saccoccia. Martedì, sapete, c'è stata una grande festa nella vostra casa, una di quelle che non si vedono spesso tra i muri nei quali mi avete cresciuta e sul selciato dove mi avete insegnato l'equilibrio.  C'eravamo proprio tutti.  C'ero io, in prestito come sempre, c'era Emanuele, il mio giovanotto dagli occhi buoni, e c'erano ovviamente tutti i vostri ragazzi. Mi ha accolta la Sveva raccontandomi con occhi sfavillanti di una nuova cura per la sua piccina, ho rivisto Fabio che mi ha presentato il suo secondogenito, ho visto Luciano con i suoi bellissimi ragazzi, c'erano la Miky e le altre dell'ufficio, ho conosciuto leggendari amici di papà e, pensate, ho chiacchierato anche con Massimo dell

Nonnarella mia

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Nonnarella mia, hai scelto un dolce giorno d'inizio autunno per andartene, come se noi si lavorasse ancora i campi e tu, per non disturbare, avessi scelto il periodo meno laborioso. Peccato, ché l'anno è infausto.  Peccato, soprattutto, per quella sensazione di sapere che fosse inevitabile. Solo questi sensi di colpa che mi mangiano le viscere, non lo erano. Tu, nonna chioccia, tra le cui mani si è dipanata la mia infanzia, non meritavi tutto questo. So che ti ritroverò, inaspettatamente, in espressioni e profumi che mi ricorderanno quanto le radici siano importanti. Ti rivedrò nella tua sfemminilità che è la mia, in quel sorriso ed in quel naso che cercherò di saper portare al meglio, nel senso del dovere e, soprattutto, nell'irrefrenabile necessità di circondarti delle tue persone. Il tuo profumo, l'unico che riconosco come casa, mi guiderà in futuro. La strada sinuosa che mi portava sino a te ora ha perso tutta quella magia fatta di caramelle verdi conich
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Viaggiare

Viaggiare per me Significa essere disposti A sentirsi estranei Al contesto, predisporsi Alla vulnerabilità E a tutto quello che Ciò comporta. Temo siano sempre meno Le persone che sanno Veramente chi sono, perché non hanno Mai viaggiato davvero, Non si sono mai cercati Dentro il corpo che È stato dato loro.
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L'Islanda, per me

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  L'Islanda, per me, non esiste, è finta, ne sono convinta. Is?-landa... il paese che c'è? O il paese che esiste nella mente di chi lo vuole vedere? Forse ho solo sognato di fare un viaggio, dopo tanto tempo. Forse è una variante ancora non studiata, la più potente. Sta di fatto che mi pare di essere stata al confine del mondo, su un fazzoletto di terra che si condensa in mastodontici piruli fatti di lava, invece che di sabbia bagnata, dove i brufoli del mondo schizzano una bava infuocata e la terra ribolle sotto ad una specie aliena di plancton che sguazza nel cielo. Credo di aver sognato di essere stata su uno scampolo di mondo dove le corolle dei fiori ricamate di cotone profumano come se fosse il loro primo giorno di primavera. Dove le montagne - che sembrano matite mal temperate - si nascondono sotto alla soffice coperta del muschio, spessa e dai lembi sgualciti, che giunge sino all'oceano artico. Dove perfino i sassi sono opere d'arte che godono di vita propria e

Le vent nous portera

Je n'ai pas peur de la route (...) Tout disparaîtra mais Le vent nous portera Ce parfum de nos années mortes Ce qui peut frapper à ta porte Infinité de destins On en pose un et qu'est-ce qu'on en retient? Le vent l'emportera

I miei capelli tagliano come lame

I miei capelli tagliano come lame Si insinuano come tentacoli in ogni parte del mio viso Come giovani che pretendono di essere considerati I miei capelli sono in rivolta Lanciano continuamente molotov Ma si sa che i passi finali sono sempre i più difficili Ci si arriva sciabattando Sfiniti dalle intemperie umane E da una disorganizzazione così radicata Da sentirsi inadeguati sempre, come i miei capelli.

Le verità è che eravamo tutte innamorate di te

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Libero, ma che si fa così? Ma che è? Ma te pare che uno se ne possa andare de botto e lasciarci tutti a bocca asciutta, ma proprio quest'anno poi? Che doveva essere l'anno tanto atteso da noi fanatici di Santa Maradona? Noi che pensiamo da Santa Maradona, che sogniamo e che scriviamo come se ci fossimo rimasti incastrati dentro a quel film, dobbiamo proprio sbaraccare tutto, lo spettacolo è finito, senza nemmeno i titoli di coda? Proprio te che tanto decantavi che la morte non esiste, dovevi farcela provare per farci capire l'antifona? Beh, non c'era mica bisogno di un atto dimostrativo, te lo assicuro. E i tuoi figli adesso? Adesso come si fa ad aggiustare le cose, eh? Ce lo spieghi tu? Sì, ti prego, spiegacelo perché io non so se esiste un antidoto che faccia sparire dai tuoi bimbi quel velo di malinconia al quadrato che si porteranno dietro. Dovremo andare in giro con gli occhiali da sole per gli anni che ci restano, e te lo dice una che non ti conosceva nemmeno ma

Doveromentrecadevano

Passeggiavo con due giovani colleghe quando mi sentii porre quella domanda. Quella che da sempre cerco di sviare... dov'ero io mentre loro osservavano i Teletubbies trasformarsi in uno speciale del TG? Io ero più grande di loro e di più ancora mi ci sentivo, adulta ed emancipata. Anche se quando rincasai e vidi in TV il fumo uscire da quelli che mi sembravano grattacieli qualsiasi e mia madre con gli occhi sbarrati, ricordo di aver gioito all'idea di non dover pescare un alibi dal mazzo che mi ero appena inventata per giustificare l'ingiustificabile. Fui talmente fortunata che non mi guardò nemmeno in viso, dove stavano limpidi i segni di un pomeriggio d'amore clandestino. Ma in fin dei conti, perché vergognarsi per aver piegato qualche pannocchia? Loro si sarebbero potute rialzare, un giorno. Da: doveromentrecadevano

I pinguini sul cranio

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Tu eri le consonanti Io le vocali Noi, prigionieri di vibrazioni Tu, della stessa sostanza dei delfini Tu, il terzo pianeta Il mio pezzo più eclissato Sei sempre stato nello specchio dietro di me Ti penso come sento un organo malato o guardando le nuvole partire Attraversi la mente come lampi Riesco a sentire i tuoi giudizi, la rabbia Vedo il veleno nei tuoi occhi Alle fine ci siamo scambiati pezzi di vita Abbiamo condiviso l'altalena della morte Ma io, ero asueffatta dall'amore Incapace di distinguere la stella polare  

Spore

Eppure avrei potuto gettare quelle spore di malignità Le tue lettere ne sono cariche più di foglie di felce Invece sono sempre state con me Così da poterle innescare a mio piacimento Sarà che se metti un palloncino nella stanza dei cuscini Nulla gli impedirà di raggrinzarsi. Mi sembra di essere uscita da un'apnea durata quattordici anni Le tue parole, metastasi che intaccano organi ignari Ho l'impressione che l'infezione che ho da qualche parte Non verrà facilmente scovata In questo corpo che altro non è Che la somma di istanti spaziotemporali Di cui fai parte anche tu.

Lettera di (non) amore

 Firenze, 5 aprile 2021 Jér ȏ me , stasera ho aperto la busta che mi hai lasciato in stazione a Bologna, l'ultima volta che ci siamo visti. Aveva ancora il tuo profumo addosso. Aprire quel vaso di Pandora è stato un tuffo al cuore... Le tue parole brutali e bellissime al contempo, sono così autentiche e così disproportionné che s ono felice di averle conservate per tutti questi 14 anni. Tra l'altro era proprio in questo periodo che ci siamo conosciuti, poco prima di Pasqua, vero? Ricordo quella sera. Tu dovevi passare a prendermi per andare a una festa ma eri in ritardo. E ho in mente la scena in cui apro la porta per vedere che fine avesse fatto quello sconosciuto e tu eri di fronte a me col pugno alzato, nell'istante prima di bussare. Ridemmo e poi tu mi dissi: « Enchantè » . Non eri più così incantato di avermi conosciuta in quelle lettere. L'unico difetto che hanno è che sono tremendamente vere. Erano indirizzate a una ragazza che non si sentiva all'altez

KITCHEN REMASTERED

 Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. Se possibile le preferisco funzionali e vissute, meglio se con tantissimi strofinacci e le piastrelle incredibilmente sporche. Quando mi trovo al cospetto di queste non resisto alla segreta perversione di leccarle: devo identificare cosa esattamente ha schizzato dalla padella. Se il giorno prima Annie ha cucinato carne per le mie papille gustative è festa. In generale, non mi piacciono gli elettrodomestici, soprattutto trovo irritante il rumore dell'aspiratore di briciole. Trovo invece irresistibile il frigorifero per il suo aspetto monolitico, adoro il fatto di sapere solo io che in freezer ci sia una statuina di Batman e mi appassiona osservarla ordinare i cibi per colore sui ripiani. Lei ha un problema con i cibi gialli: mais, ceci, patate, peperoni, banane, polenta, zafferano e ananas sono introvabili in casa. Credo le diano ai nervi come a me l'aspiratore di briciole. Trovo estremamente affascinanti e quasi eccitanti t
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In quest'ultimo anno ho visto negli occhi delle persone la paura che immagino gli amici abbiano visto nei miei quattro anni fa, mentre mi aggrappavo alla vita come una stella marina si appiccica al fondale. Entrambi i nemici sono microscopici, solo che il mio era stato generato dal mio corpo e proprio lì mi ha fatto scontare un personalissimo lockdown, che poi si è spostato di reparto in reparto. Da allora mi sono scrollata di dosso tutti i sogni - troppo pesanti per continuare il viaggio con me - e spesso mi sono chiesta che forma avrà il tracciato che lascerà il filo che sto seguendo, ormai a tentoni. L'altro giorno, mentre avevo gli occhi chiusi e il fisioterapista mi si è avvicinato, il profumo del suo camice mi ha ricordato il mare, forse perché proprio sulla spiaggia ho scontato un tempo indefinito di riabilitazione. E ho capito che quella paura s'è accomodata in me e difficilmente se ne andrà, dato che non esiste alcun vaccino che tenga. Consapevole che è stata solo
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  Non sono mai stata scaramantica. Non ho fedi particolari, temo di essere troppo cerebrale per certe cose. Eppure ogni tanto cedo anch'io. Tipo oggi, triste ricorrenza della scomparsa di nonno Ottavio. Anche lui non era un credulone, tanto che una volta diede un ceffone a una fattucchiera, giustificandosi con un "ma non sapevi mica prevedere il futuro?" Era uno a cui piaceva scherzare e aveva un grande punto debole, ereditato a grandi mani dalla sottoscritta: nonno Ottavio non sapeva resistere ai gatti. Così stamattina quando ho visto questa scena, mi sono un po' commossa al pensiero che magari quel piccione che sbeffeggiava le mie due gattine, forse, ce lo aveva mandato lui. Ciao, nonno Ottavio.

{sì alla vita | 2020}

  ...sì a essermi licenziata finalmente, sì all'adozione del riccio disabile Blondie, sì al mio primo viaggio in solitaria, sì a poter decidere se lavorare dal letto o dal balcone, sì ad aver fatto il mio primo sogno consapevole, sì a spassarmela al mare insieme a un insospettabile Sara, al sole quando mi riscalda la pelle e alla pioggia quando riesce a centrarmi le ciglia, sì a Mantova Una guida finalmente, al profumo del caffè la mattina, a svegliarmi con le coccole di una gatta, sì al santuario Pelagos, sì ad essere stata una scrittrice full-time per un mese, sì al giardino dei Tarocchi, al delizioso profumo della pineta, sì al piacere di leggere un libro nella lingua in cui è stato concepito, alla FAD, sì a potermi godere Venezia senza turisti, alle scr'ppll'n'buss, sì a svegliarmi e chiedermi che giorno è perché ne ho perso la concezione finalmente, a ballare charleston da sola su zoom, sì alla goduria della farinata ripiena di stracchino dell'Antica Sa Pesta,