Nonnarella mia


Nonnarella mia,
hai scelto un dolce giorno d'inizio autunno per andartene, come se noi si lavorasse ancora i campi e tu, per non disturbare, avessi scelto il periodo meno laborioso.
Peccato, ché l'anno è infausto. 
Peccato, soprattutto, per quella sensazione di sapere che fosse inevitabile. Solo questi sensi di colpa che mi mangiano le viscere, non lo erano.

Tu, nonna chioccia, tra le cui mani si è dipanata la mia infanzia, non meritavi tutto questo. So che ti ritroverò, inaspettatamente, in espressioni e profumi che mi ricorderanno quanto le radici siano importanti. Ti rivedrò nella tua sfemminilità che è la mia, in quel sorriso ed in quel naso che cercherò di saper portare al meglio, nel senso del dovere e, soprattutto, nell'irrefrenabile necessità di circondarti delle tue persone.

Il tuo profumo, l'unico che riconosco come casa, mi guiderà in futuro. La strada sinuosa che mi portava sino a te ora ha perso tutta quella magia fatta di caramelle verdi coniche cosparse di zucchero, di stufe accese e di fienili pieni d'avventure, di foglie di banano tra la fitta coltre di nebbia solo perché bellissime, di caffè con zollette di zucchero con in sottofondo il tuo sferruzzare e la carta da parati che confezionerà per sempre la mia infanzia tutta.
 
Di tutte le strade percorse in vita, nonna mia, quella che portava a te è la mia preferita. Ma è proprio vero che le infanzie muoiono quando i ritorni non sono più possibili. Perciò mi raccomando, tu continua a ballare e sorridere, mentre io cercherò di trovare di nuovo una strada sinuosa con quel profumo di buono in un mondo che ora mi pare atrocemente appesantito.

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