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Visualizzazione dei post da 2022

La Tribù

«Ci a vid è brutt' nu amma esser chiu' brutt d'jedd» sentenziò il giovane Keler intento a incidere la pelle liscia dell'interlocutrice. «Cè?» gli chiese Cinzella. «Ste' pnzav a un d'quidd carrett' ca ve gir a' vennenn sasizz...» tentò lui, che venne subito investito dall'onda d'urto delle parole di lei, che si appiccicavano le une alle altre in una specie di liason inarrestabile. Il rumore della macchinetta s'arrestò e fu soppiantato da una discussione che si fece tumultuosa, a tratti spumeggiante per poi placarsi su un: «Ma tu t' penzav ca m'avera spusà apprim d'accattà stu carrett o dop?» In quell'aula calò subito un silenzio interstellare, mentre in quella a fianco – che un tempo era stata la 2a C dell'istituto alberghiero – se ne stava Palmiro impigiamato e intento a denudare a tentoni una Fiesta, lo sguardo calamitato dallo schermo sul quale passavano le immagini del funerale della regina Elisabetta. Le signore del

Di geki, polpi e pietre di fuoco: un viaggio nella Puglia che pensavo di conoscere

Il fatto è che ai miei tempi studiare a Bologna significava vivere in una città colonizzata da studenti fuori sede pugliesi. Quelli erano i tempi dei Sud Sound System, degli Aprés la Classe e in cui Caparezza ci faceva ballare come fossimo tarantolati ad un falò in spiaggia, mentre invece eravamo stipati in un capannone occupato nella nebbiosa patria della mortadella e del lambrusco. Ai miei tempi studiare a Bologna significava vivere con coinquistanze di Noicattaro, scambiare appunti con compagni di corso di Giovinazzo, trovarsi il divano occupato da gente di Corato, avere amici di Foggia, ex di Bitonto, interfacciarsi con cassieri di Cisterino e baristi di Acquaviva, lavorare per gente di Monopoli, divertirsi in serate con djset e dancehall salentine, ma indoor . L'impressione che si aveva era che la Puglia tutta si fosse travasata in una città, soffocandola. Ecco quindi perché ogni anno, allo scoccare dell'estate ― mentre la massa colonizzatrice si spostava compatta e pulsa
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  Da un anno a questa parte i girasoli e le cicale hanno assunto un aura spettrale, Libero. Dal giorno in cui il mio telefono ha suonato di più, più ancora di quando sono stata male io, tante cose sono successe. Gli afghani sono rimasti fregati, anzi, più le afghane in realtà, ti saresti indignato molto, o almeno credo. Per il tuo compleanno Putin ha invaso l'Ucraina, e qui qualche scemo ha iniziato a boicottore Dostoevskij, proprio quel Dostoevskij che tu leggesti dal bagno mentre tuo figlio ti reclamava. È successo che grazie a una foto, scattata in lacrime al Lido di Venezia, ho conosciuto la tua isola, i tuoi amici, tua moglie e tuo figlio. È stata una nottata pazzesca e surreale, che non pensavo mi sarebbe mai accaduta. Il tuo amico Marco Ponti ha avuto la buona idea di finanziare Libera grazie alle vendite della maglia di Bart, che adesso ho qui con me, in casa a Torino. Sì, perché nel frattempo ho deciso di trasferirmici in questa città che per merito tuo mi ha sempre streg

sì alla vita | 2021

  ...sì ai novant'anni di nonna Fernanda, sì ai bambini che accudiscono e liberano i pufflings dalle scogliere delle isole Vestmann, sì alla nottata surreale al bar Capriccio con la tribù di Picchio grazie ad una mia foto, alle onde in faccia e al sale in gola, sì al ghetto veneziano il sabato all'imbrunire, sì alla sangria in spiaggia al bar Martina, sì a sgranocchiare carrubi, sì ad essere svegliata su un fiordo dal canto delle anatre, a pedalare con Ema al mio fianco, alla mia prima volta al Circo Paniko, sì alla Balena bianca, sì ai pomodori siciliani, sì a OPIS, all'Antiquarium di palazzo Grimani, sì al casatiello fuori stagione dei Buongustai, sì a rivedere Leonardo a Husavik e alle sue storie improbabili, alla signora Licia di Chiusure, alle Serre Torreggiani, sì alla potentissima Misericordia di Emma Dante al teatro Rifredi, alla mia prima spazzola, alla mail di Angela, sì ai cicchetti fantasiosi del bacareto Ae bricoe, al mio ufficio nomade finalmente, sì all'