Da un anno a questa parte i girasoli e le cicale hanno assunto un aura spettrale, Libero.
Dal giorno in cui il mio telefono ha suonato di più, più ancora di quando sono stata male io, tante cose sono successe. Gli afghani sono rimasti fregati, anzi, più le afghane in realtà, ti saresti indignato molto, o almeno credo. Per il tuo compleanno Putin ha invaso l'Ucraina, e qui qualche scemo ha iniziato a boicottore Dostoevskij, proprio quel Dostoevskij che tu leggesti dal bagno mentre tuo figlio ti reclamava. È successo che grazie a una foto, scattata in lacrime al Lido di Venezia, ho conosciuto la tua isola, i tuoi amici, tua moglie e tuo figlio. È stata una nottata pazzesca e surreale, che non pensavo mi sarebbe mai accaduta. Il tuo amico Marco Ponti ha avuto la buona idea di finanziare Libera grazie alle vendite della maglia di Bart, che adesso ho qui con me, in casa a Torino. Sì, perché nel frattempo ho deciso di trasferirmici in questa città che per merito tuo mi ha sempre stregata. Sabato prossimo daranno Santa Maradona, ci sarà Marco Ponti e ci sarò anch'io. E tu no, ironica la vita, vero? E guarda un po', sono finita a vivere praticamente nella stessa via che usavi frequentare per quel posto, gestito da quella tua amica, dove l'altra sera c'era pure Elio. Che strano, essere sempre in ritardo su tutto, Libero. È successo anche che il tuo amico Willy ti ha finalmente dedicato una canzone, una bella canzone. E che ti ho pensato spesso, le tue scorie non si smaltiscono facilmente. A Bruxelles, ad esempio, quando ho visto in un'edicola il gioco con i pesciolini che compare in Audioricordi. O il 9 novembre, quando mi è parso di vederti con degli amici in stazione. Mi sono bloccata. Tutto si è fermato. Anche il mio respiro. Non mi passi, Picchio, non passano l'argento vivo che si vedeva avevi addosso anche senza conoscerti, e nemmeno quel tuo sorriso paraculo. A Torino spesso capita che mi blocchi in un posto che riesco a riconoscere anche se non ci sono mai stata prima. Mi sento come Nina che leggendo, ravanando, riguardando cose che non le appartengono cerca di scoprire chi è il fantasma di una persona che se n'è andata.

Dentro la mia testa tu continui a correre in quella fontana, e vivere qui adesso è come vivere in un eterno funerale. La tua vita è andata in un modo che non avrei mai pensato. Non sono matta, sapevo che non eri immortale ma neanche un finale così, porco cazzo. Ti ha fregato il cuore, Dante, è proprio vero che le vita è un lampo. Hai bruciato presto perché hai bruciato forte, ma d'altoronde lo dicevi proprio tu che è la vita che va in fretta, no? Cazzo, la Champions League, Andrea! Ma io ho sperato che come Costa alla fine tornassi, ti salvassi, o che ci stessi ancora chiamando, ma forse siamo noi che non ti sentiamo. Ci vuole mira, dicevi, e tu l'hai avuta: non hai mai sbagliato un colpo, anche nell'andartene da mito, così, giusto in tempo per farti rimpiangere. E noi ti immaginiamo ancora a Cuba a berti dei buoni mojito e ci chiediamo che canzone stavi ascoltando quando te ne sei andato. E, se l'avessi saputo, avresti ascoltato proprio quella canzone?

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