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Visualizzazione dei post da 2008
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Già mi manca il tuo sguardo puntato addosso, un pò sbieco..ma protettivo, i tuoi mille umori, le mille persone che rappresenti... Mi mancano i tanti segni della tua presenza, il cercarti, fra mille. Mi mancano le luci fieve, i tuoi lineamenti. Adoro il nostro ricordo, il pensare a come tutto è cominciato, adoro tornare e trovare sempre aria buona da respirare, persone da salutare, strade da camminare.. nostalgia da piangere. E' sempre un'emozione, un battito accelerato, qualcosa di magico che non riesce a bastarmi, seppur piccola e sempre la stessa..ma poi no, in realtà non lo è..
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" Ti scrivo di questa nostra cosa che è finita, e di come sono, di cosa penso ora che l’ho persa, e soprattutto, ora che lo so che l’ho persa. Nessun animale è sempre esistito in natura ma…alcuni mostrano più degli altri la giovinezza della loro specie…sono animali che vivono di una bellezza estranea e originale rispetto a quella del mondo, animali puri e belli, perché nuovi, vulnerabili e fragilissimi, perché nuovi, sono gli ibridi, sono i pipistrelli, i lemuri, quei lemuri che erano stati nell’isola della febbre del ragno rosso, mi pare, perché gli uomini dovevano proteggerli dalla loro stessa fragilità, dall’esposizione alla morte, cui la natura li aveva destinati ritorcendo contro di loro, la loro voglia di crescere, di vivere fuori dai progetti e dai disegni della natura stessa. Gli ibridi sono così, volatili come lo sono quegli elementi troppo leggeri per restare a terra, e caduchi come quei gravi troppo pesanti per rimanere sospesi a mezz’aria… tu sei così, sconvolgente e d
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{ Siamo barche di carta, se ci bagniamo è fatta. Non so se piango per lei, per me, perchè la morte esiste, o perchè esiste troppa vita. Non so se piango per egoismo o per paura. O forse semplicemente per nostalgia, per la consapevolezza che un'altra parte di infanzia se ne sta andando. Non so se il motivo per il quale sto piangendo è il frastuono di questa maledetta realtà, o il terrore dei "per sempre" }
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A questa città che ci ha visti crescere, urlare, piangere, scalciare, scendere in piazza, amare.. A questa città che ci ha emozionati tante volte. Che ci ha visti diventare quello che probabilmente non smetteremo mai di essere. Che ci ha visti felici e leggeri come non mai, stringerci le mani e correre, e che ci ha visti fare di tutto. Ci ha visti abbattuti, anche. A questa città che ci ha protetti e nascosti, quando ne avevamo bisogno. A Lei ed a tutti coloro che le hanno donato un parte di sè stessi. A questa città, che sento mia più di ogni cosa, che mi ha colorata. Al suo ricordo. A Questa Città ed a tutto ciò che comporta, alla sua musica ed ai suoi profumi, alle sue strade ed i loro buchi, alle sue torri..inno alla vita tutto fuorchè lineare, ed ai suoi cieli.
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Guardai indietro, dicono, per curiosità, ma potevo avere, curiosità a parte, altri motivi. Guardai indietro rimpiangendo la mia coppa d'argento. Per distrazione -mentre allacciavo il sandalo. Per non dover più guardare la nuca proba di mio marito, Lot. Per l'improvvisa certezza che se fossi morta non si sarebbe neppure fermato. Per la disubbidienza degli umili. Per tendere l'orecchio agli inseguitori. Colpita dal silenzio, sperando che Dio ci avesse ripensato. Le nostre due figlie stavano già sparendo oltre la cima del colle. Sentii in me la vecchiaia. Il distacco. La futilità del vagare . Il torpore. Guardai indietro posando per terra il mio fagotto. Guardai indietro non sapendo dove mettere il piede. Sul mio sentiero erano apparsi serpenti, ragni, topi di campo e piccoli avvoltoi. Non più buoni nè cattivi - ogni cosa vivente semplicemente strisciava e saltava in un panico collettivo. Guardai indietro per solitudine. Per la vergogna di fuggire di nascost

I need the Cure.

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Dov'è il limite fra il bene ed il male? Non riesco ad essere un tutt'uno. Il mio corpo e la mia mente: gli antipodi. Il male ed il bene: latte e vino mescolati. Nel cuore sono inscindibili, si contaminano a vicenda. Vorrei che le mie emozioni mi ascoltassero, e non il contrario. Vorrei non stridere. Voglio poter chiudere gli occhi, e riaprirli quando voglio io. Succede sempre così, dopo lo scoppio. Le orecchie passano dal suono totale al niente. Ed impazziscono. Il mare, il tramonto, il vento... Tutto uguale, come fossi di plastica. Divento impermeabile alle emozioni. Succede sempre così, dopo lo scoppio. Quando hai minuscole, infide scheggie piantate in ogni parte di te. Il dolore anestetizza. Addormenta i sensi. Ed io, semplicemente, non riesco più a provare niente. "A volte mi sento terribilmente e disgustosamente cresciuto".

Lentamente muore

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Lentamente muore il mio Essere ogni volta che i miei sogni sono catturati dall'Invasore; ogni volta che mi guardo allo specchio e non mi vedo; ogni volta che nella mia mente si produce Quel rumore che all'improvviso mi abbaglia; ogni volta che le mie idee non hanno logica nè tendono ad averne, barcollando nel buio; ogni volta che deglutisco un compromesso; ogni volta che non riesco a farmi capire o che non riesco a mettere insieme i miei pezzi; ogni volta che non mi sento l'Unica ed ho l'impressione che qualcuno si sia rubato qualche enorme parte di me; ogni volta che mi sveglio nella notte e mi manca l'aria. Lentamente muoio quando ti vedo immobile, quando penso alle peggiori soluzioni o quando le mie urla si infrangono contro la corazza che è la mia pelle, e ricadono all'interno, vetri dopo un'esplosione, tagliandomi, ferendomi, invece di uscire e colpire chi dovrebbero... e...lentamente muoio, percependo perdita di sangue, di vita. La mia.
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Mi sento come una bambina in un campo di papaveri, col braccio teso... ma senza nessun aquilone nella mano da far volare.. che si comporta però come se ne avesse uno...

...sì2007....

…sì a chi mi accompagna in Francia perché non ha niente da fare, sì a fare bunjee jumping, sì ad essere Paolà, al bagno la notte, sì ai mercatini parigini, sì al Salento con la sua pizzica, ad incidere gli alberi, agli scambi di vite, sì alla spiaggia all’alba, sì alle mie piantine grasse, sì a Montmatre coi suoi artisti, sì ai dolci, sì a regalare abbracci, sì a Nelly Biondi, a rispondere alle cabine che suonano, sì a chi si vuole riprendere la Corsica e Santo Domingo, sì al Centre Pompidou, sì agli zaini da trekking, al verLen, sì ad aprire la porta e trovarci esattamente chi cercavi, sì all’anestesia totale, al Fuori Orario, agli antidolorifici, sì ai miei amici che mi danno il bentornata, a recitare una poesia di Baudelere in piedi su una sedia in Piazza Verdi, a chi passa per il balcone, sì a One Love, ai tgv, a Jo Squillo che canta “Violentami, violentami piccolo! Violentami, violentami, sul metro!”, sì a chi gli carico le molle, a passare il TFI, a trovarti i graffi la mattina,
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Come una zanzara nella notte, questo pensiero mi tormenta. Il pensiero malvagio è una profonda ferita, torna a galla nel silenzio, si fa spazio nei pensieri e come un fantasma compare, nei giorni di sole, nei sorrisi e nelle notti scomode. Sempre, quando credi di averlo vinto. Si materializza in me, mescola i miei sentimenti, mi annienta, capovolgendomi l'umore e raffreddandomi il cuore.. Nelle lacrime, cerco di farlo uscire dalla mia testa, dal mio cuore.. da dovunque nascano le lacrime. E' un ingrediente che non voglio, in me.