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Visualizzazione dei post da 2020
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Questo virus nella mia mente è come una contrazione del mondo che cerca di sfuggirci, come un polipo che scheggia via. È tipo un riflesso involontario del mondo che per sopravvivere a noi, minuscoli parassiti di un pachiderma centenario, cerca di scrollarci di dosso. Perciò, allacciamoci le cinture e reggetevi forte.  
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Rileggere questo blog ora è come restare immersa su un fondale marino pieno di conchiglie inermi, con qualche mollusco ancora vivo che si trascina dietro gusci troppo pesanti, tutto un baluginare di idee tentacolari, diverse che si reggono per la coda, alcune con colori psichedelici che mi attraggono ancora e pochi pensieri squalo. Altre che temo si risveglino dopo un lungo letargo. Alcune hanno forme buffe, non le riconosco più.

My life as a detroiter - Draft with Mariateresa Quercia

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My life as a detroiter - Draft with Luca Tambasco

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Ieri ho messo i guantoni per la prima volta in vita e ho fatto a cazzotti. Sì, a cazzotti con l'acqua. Per un'ora. Come un'indemoniata. Peggio dei nazisti dell'Illinois. Ad ogni pugno immaginavo di riparare un'ingiustizia, di vendicare un'umiliazione, ad ogni calcio affondavo una faccia sbeffeggiante. Ed è stato bellissimo. E rassicurante, perché l'acqua che stavo martoriando, oltre a non soffrire e a non opporsi, mi proteggeva dagli sguardi di chi - vedendo il mio scarso equilibrio - avrebbe pensato le cose più fantasiose - o le più banali. L'effetto catartico di prendermela coi mulini a vento è tutto ciò che mi resta... perché, prendermela con chi? Per cosa? Per una malattia che mi è piovuta dal cielo in un giorno felice, che ha scelto me come ad una roulette russa e che mi si è appiccicata addosso. Non è colpa di nessuno. Ma tant'è. Lei è lì. E, soprattutto, non importa quanto cazzo io mi dimeni, piccolo colibrì forsennato che non sono altro, lei
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  Non dormo da un mese e mezzo per il dolore che ho dal ginocchio destro fino alla punta dell'alluce a causa dell'ictus che ho avuto ormai tre anni e mezzo fa. È come se sentissi una spessa corda tirare internamente, sempre più forte. I miei piedi sono diversi più della norma ed ognuno probabilmente andrà per la sua strada: uno si appiattirà sempre più, mentre l'altro si incurva come un gatto arrabbiato. Ma oggi era il giorno prefissato dell'iniezione della mia morfina: la tossina botulinica. Il botulino infatti fa sembrare più giovani perché anestetizzando i muscoli, li distende. Perciò mi sono fatta fare ben 4 punture nella gamba e una sotto al piede. Adesso mi dovrò sorbire il relativo ciclo di fisioterapia. Così riuscirò a dormire per i prossimi due mesi circa, perché poi l'effetto magico svanisce.  E si ricomincia.  Ma tutto apposto, INPS, va tutto bene.
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  Oggi ho fatto la 22esima visita medica dell'anno, accompagnata dal mio corposo faldone di referti.  Ven-ti-due.  Già. Ieri la ventunesima, domani ho la ventitreesima.  E quest'anno grazie alla pandemia ne ho saltate molte, l'anno scorso sono arrivata a 32. E sono sì grata al nostro SSN che è più apprensivo di una nonna, ma soprattutto sfinita. E mi chiedo anche come la commissione medica possa veramente credere che io abbia le stesse possibilità di lavorare che avrei avuto se non fossi sopravvissuta ad una malattia cronica, grave e disabilitante. Alla fine c'è la bella Firenze che grazie al cielo mi consola con la sua bellezza ma... Italia mia, mi sto disinnamorando di te.

Boîte à mémoire

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  Ho deciso di spendere parte del mio tempo creando questo libro barattolero in cui ho lentissimamente scritto a mano tutti i sì alla vita di quel brutto anno che è stato per me il 2017, rivivendone così i momenti belli. Poi li ho inscatolati e ho cercato di metterli via in qualche modo.. perché i lati belli ci sono sempre, anche nei momenti peggiori.

Lettera per l'epistolario virale

Caro mio corrispondente, ciao, piacere di... scriverti. Mi auguro vivamente che tu e i tuoi cari stiate bene. Io ho questa fortuna. È ormai un mese che sono chiusa in casa perché – avendo sottovalutato decisamente il rischio, come molti in realtà – mi trovavo in Lombardia per una missione speciale durante il fine settimana in cui è stato deciso di proclamare la regione zona rossa. Buffo tra l'altro, dato che alla Lombardia e al Veneto non si addice per niente quel colore vivo, di passione, non trovi? E se lo scrive una lombarda... Adesso che ci penso, è grazie al Veneto, regione alla quale sono profondamente legata, che ho conosciuto l'artefice di questo bel progetto... Ma non divaghiamo. O anche sì, che tanto tutti lamentano noia di questo periodo! Tu come ci sei finito qui, a leggermi, intendo? Ti stai annoiando? Io mi vergogno un po' a dirlo... ma, io... io no, per niente. A me ci voleva veramente un periodo di isolamento. Sarà perché ho alle spalle più di due mesi

3 d.i.

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  Un altro anno è passato da quando il cuore m'è galleggiato in testa. Da quando la mia vita, come fosse un aquilone, s'è inceppata volando via. Un altro anno di sogni spezzati, di incomprensioni, di famiglie di rospi che scalciando scendono giù, di lacrime mal celate, di umiliazioni involontarie, di domande che teprego, di brucianti invidie, di sedicenti specialisti che nemmeno nei peggiori film horror. Un altro anno senza il profumo di sigarette addosso che tanto mi ricorda il mio nonno. Un altro anno di fottutissima paura che piega le gambe ma portata tutto sommato elegantemente, di dolore perenne e di oceanica stanchezza. Un anno ad aggrapparsi alla speranza che le persone non si accorgano che sono diversa. Che io vengo da un altro mondo. Da un mondo che ha visto Il Buio e che non riesce a dimenticarlo. Ed è solo il terzo anno di una malattia che non finisce mai. Questo è il terzo anno che non ricordo come si salta. Che ho perso la leggerezza. Il terzo anno da quando la fel

Precariato & Università | Una lettera mai pubblicata

Gentile redazione, dopo aver letto la lettera di Daiana e dopo che per l’ennesima volta i nostri ricercatori si sono distinti in quanto a bravura, ho ritenuto che questo fosse il momento giusto per provare a scrivere qualcosa su cosa significa per me essere precari all’università, perché se ne sente tanto parlare ma dubito che siano chiari a tutti gli ostacoli che una persona che si appresta ad intraprendere una carriera accademica in Italia dovrà affrontare.  Quando ero piccola i miei genitori mi consigliavano di studiare, così da poter avere un futuro migliore e io mi sono fidata della loro esperienza e così - dopo i sacrifici per andare all'università e l’allontanamento dal mio paese per migliorare il mio curriculum - quando ho saputo di aver vinto diverse borse di dottorato sia in Italia che all'estero ho festeggiato e deciso di rimanere, perché finalmente - dopo tutti quegli anni da squattrinata e le lunghe serate sui libri - mi sono detta che era arrivato il momento di

{sì alla vita | 2019}

...sì a Dario e al suo caffè consolatorio condito da pillole nonnesche, alla bella Grecia finalmente, sì al mio primo paper pubblicato in solitaria, sì ai sarti suonatori palermitani, a quando Terzani ti porta fortuna, sì a tornare a guidare, sì a 13+1, sì a curarsi alla Piccola Farmacia Letteraria, sì alle capesante lardellate, a scoprire raccomandazioni gentili di professori discreti, a Fava quando si inchina alla Manu prima dei combattimenti, alla mia perversione per la nuova 500, alle nocciole di Steve, alle passeggiate letterarie per Firenze con Paolo Ciampi, alle persone grandi che vanno in giro con gli ovetti di cioccolato in borsa, al mio primo sciopero da lavoratrice, agli aperitivi alla beautiful mind con Benedetta, al piede denominato Valeria Marini, ai passatelli, a Baglioni che mi fa sentire un cliché, alla seconda ristampa dello Stradon, all'antico porto di Ramnous, a chi una faccia una razza, a chi ti propone un indeterminato e a chi gli sta per vomitare addosso, a