3 d.i.

 


Un altro anno è passato da quando il cuore m'è galleggiato in testa. Da quando la mia vita, come fosse un aquilone, s'è inceppata volando via.
Un altro anno di sogni spezzati, di incomprensioni, di famiglie di rospi che scalciando scendono giù, di lacrime mal celate, di umiliazioni involontarie, di domande che teprego, di brucianti invidie, di sedicenti specialisti che nemmeno nei peggiori film horror. Un altro anno senza il profumo di sigarette addosso che tanto mi ricorda il mio nonno. Un altro anno di fottutissima paura che piega le gambe ma portata tutto sommato elegantemente, di dolore perenne e di oceanica stanchezza. Un anno ad aggrapparsi alla speranza che le persone non si accorgano che sono diversa. Che io vengo da un altro mondo. Da un mondo che ha visto Il Buio e che non riesce a dimenticarlo.
Ed è solo il terzo anno di una malattia che non finisce mai. Questo è il terzo anno che non ricordo come si salta. Che ho perso la leggerezza. Il terzo anno da quando la felicità mi è scivolata di mano. È la terza perla opaca di una collana che ricordo così splendente, ma così imperfetta che alla fine penso non stonino nemmeno loro. Le perle opache.
È a loro che questa sera brinderò, alla mia forza che ho scoperto essere non facilmente esauribile, alle persone che ho incontrato durante questo viaggio e a chi ha saputo tirare giù quell'aquilone.

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