sì alla vita | 2023

 


…sì a vincere il Premio Pevie e a Nazario che è riuscito a farmi la sorpresa più bella, sì a Statfulness e agli apprezzamenti ricevuti, sì a partecipare come relatrice al CICAP Fest e a scansarmi così tutte le code, sì sì sì a intrufolarmi a Talponia e a trovarci il mio primo tasso, sì ad avere tutti i venerdì liberi, sì a far tornare San Valentino un giorno (quasi) qualunque, sì a saltare le onde insieme da dieci anni, sì al vento olandese che suona nei tubi la mattina, sì ai messaggi mattutini di Luciana, sì ad emozionarmi di fronte alla cosiddetta e magnifica Tomba di Belzoni, sì alla serata Gambei e a scoprire di stare con un giostraio mancato, sì all'Autobiografia di un polpo, alle breakdance battles al parco Dora, sì a festeggiare in autostrada con due rustichelle cantando con la musica a palla, sì alle volpi del pub di Stoke Newington, al mio primo gioco di ruolo, a Dowing college, all'hornazo, a visitare finalmente il Rijksmuseum, sì al sound designer più fico e al comitato tecnico-scientifico più paziente del mondo, alla bouillabaisse di Pietro, a PobleNeu, ai ticket restaurant su Deliveroo, al Ruché, a Eagle pub dove hanno scoperto il DNA, a studiare spagnolo alla scuola Don Quijote di Salamanca, alla bellissima Leiden, a stare seduti nel bel giardino botanico medievale torinese, a fare il morto a galla, al festival Alta Felicità, sì a chi mi ha sempre creduto anche in assenza di prove della dickpick, sì ad entrare da accreditata al Salone del Libro, a tutti gli amici che si sono susseguiti e talvolta sovrapposti a Torino, al sole e ai pappagallini di Barcellona, sì a visitare Cambridge con Sara, a 30 Calle Vitigudino 3ºB, alla nostra prima lampada insieme, a tutti polpi che provocano mia suocera, a PPD e ai miei colleghi simpatici e collaborativi, agli alumni che ti permettono di entrare al St Jhon college dove un tempo si mangiavano i cigni, non così sì alle casalinghe disperate che aspirano i criceti ai figli, a casa Faranda, agli scans e ai chelsea buns, ad Anna con Peku e Ines, sì a vedere dopo quattro anni di attesa Elton John a Liverpool, alle vacanze isteriche, a Pergola e al suo tiramisù alle castagne, al ponte dei sospiri degli studenti, al Barrio del Oeste, ai super tutorial per truccarmi della mia consulente di bellezza Andrea, sì ai bellerrimi Docks Dora, a Mill road, al mercato javanese fatto di pane, sì alle terme di Pré-Saint-Didier, a vedere il mare da Carrer de Provençals 6, al fascino dei college inglesi, all'ennesimo primo giorno di scuola, sì alle settimane così belle che mi scoppia il cuore, al rifugio Selleries con Turi, alle serate karaoke al Sud, a tutti gli artisti sconosciuti che mi hanno emozionata quest'anno, alla vista dal monte dei Cappuccini, a The Anchor ma non così sì a cenarci con dei russi complottisti, sì al tè spumentato di Seta, sì al mio segretario siriano-libanese, sì ad usare "Le tartine sono buone", al Balon, agli annunci capolavoro sulla psicometria felina, al (cosìddetto) albero di Newton, a Fava che avrebbe bisogno di una vacanza, sì a Porta Palazzo la sera ma pure di giorno, sì a Lara e al nostro parent shaming, al Carnevale assurdo di Ivrea e ai suoi Mercenari, alla Kef-carrambata, sì alla magnifica signora highlander di Pieve, alle galline libere e ostinate, ai pesci anche se non esistono, a 3 Perne Close, a tutti gli ¡hola hola vò a dormì nell'aiola! pensati quest'inverno, a Non hanno un amico, ai punti interrogativi sui campanili, alle vacanze a Oxbridge, alle Catedrales nuova y vieja e al loro astronauta, ai vecchi tram che scivolano per la città, a conoscere la conseguenza del mio Erasmus ovvero Camilo, a chi si tatua una normale stardandizzata, a tutte le piazze e ai balconi che Torino tira fuori dal suo cappello, al kebab di Horas ma forse meglio quelli di Sinbad, ai lupi avvistati da Stefania, ai tronchi degli eucalipti corsi, sì a fare tardi con Daniela come fosse capodanno 2015, a fare finalmente un corso di difesa personale, sì alla mia apparizione su Famiglia Cristiana, al trenino per il compleanno di Ilaria da Cozze, al piscio e al vomito simpatici di Fava, sì ad andare a portare i miei saluti sulla tomba del reverendo Thomas Bayes, a Vanni che mi prevede futura presidente della repubblica, a chi "I <3 Dongo", a chi non se la kaverà facilmente con Kavi, alla pantegana Rosolino il Pacciani del Po, alle altalene vicino a casa, a Massimo e Francesca con la mia guida in giro per Padova, al trailer di Ilaria coi ravioli dei privati davanti e il riso maionese a fianco, al corpus clock, a Jack che ci porta in giro per Manchester con gli Smiths a palla, alla Mole tutta sbirluccicosa, sì a sentire cantare dal vivo Sole Spento da Omar Pedrini, a Tio Pepe Byass, a passeggiare in palazzo Madama di venerdì pomeriggio, al circolino Rondinella, sì all'agriturismo Terre Michelangelo e al tasso avvistato raggiungendolo, sì a fare la pipì nel bagno di Francis Bacon, a Il caftano blu, a Raubadengo alla Holden, sì ad Annina del Balon, ai salami da passeggio, al papiro della congiura e a quello dello sciopero, ai Riccardoni, sì a incontrare Ezio Mauro due volte in un anno, sì ai festini in treno, sì al magnifico teatro museo di Dalì, al festival della arti popolari sotto casa, oui à l'aubergine à la bonifacienne, a scoprirmi adatta alle ferie da pensionata, a Borgo Allegri 24, al Viaggio della vita, sì ad Alberto Ruce a Sant'Orsola, ai bidet all'olandese, sì alle sveglie feline, al cavolo alla Anna e Jerome, alle trebbiatrici del medioevo, alla fisiatra che si complimenta con la logopedista perché si sente che sono fiorentina, sì sì sì a preparare il vero Monte Bianco con Luciana, a passeggiare gratuitamente per i musei britannici, alla buca delle parolacce, all'Etange d'Urbino, a chi non mi viene a trovare perché è troppo complicato, sì a tutte le carbonare di Ema, sì alla faida della porchetta e a quella del caffè di casa Faranda, a fare training di lavoro mentre una gatta bellissima mi fa la pastina sulla pancia, ai diretti Torino-Cecina, ai gelati a ottobre, al Queens' college e all'importanza degli apostrofi, sì ai pomeriggi al cinema da sola, sì al vitello orientale di Safara, sì a Davide sposato e felice, a Fioralba che gioca da Zizo, ad andare in campeggio coi suoceri senza Ema, ai plantsitter che scroccano birre e balconi, sì a Giulia Veronese che mi salva in corner, ai giornali che vanno sempre letti TUTTI, al paesaggio dal treno Madrid-Barcellona, sì alle strisce alate di Davide, sì all'elefante Fritz che liberava i coniglietti proprio come me da piccina, al Monte Bianco a luglio al pub Net.Uno, alle notti d'amore con Zobi, sì alla storia vera del cacciatore che non sapeva riconoscere gli uccelli dalle zampe, al ponte matematico, alla Bosch gallery, sì a trovare il mio nome su Vogue, ai "porca miseria" che mi identificano, sì a chi desidera che gli amici gli abbraccino le spalle, a mia madre che sgrida Damiano dei Maneskin, sì a Torino di carta, sì all'assurdità di trovare Filippo in palestra, a Urquinaona che sempre mi farà pensare all’Appartamento spagnolo, a chi rincorrendosi per farsi riesce a far girare il mondo, al lago di Meugliano, sì sì sì ai riposini fatti a cucchiaino con Fava, sì a tirare pigne ai cani finché questi non ti portano un tronco, sì a via Catania 44 e al suo balcone da paura, al King's college come un maiale a pancia in su, alla Casa de Las Conchas, sì all'intervista su Radio Rai3 sgamata da Riky, sì a 422 Eosstraat, sì alle nonne che schiumano i cetrioli col culo, alla Gelateria popolare, sì alla nostra bellissima Olympus, all'accoglienza del CICAP Fest, al mistero sull'economia di Montichiari, a Funkiglia, a Rembrandt, sì a Torino sempre e comunque, a Le prove convincenti che Napoleone non ha mai esistito, sì ai reportage della Mannocchi, al Museu de l'art prohibit, sì al codino ipnotico del gatto di Pallas, sì a dare lezioni di statistica a Internazionale, al Manituana e a beccarci un padovano, sì ai cinghiali in campeggio, alle donne piccole che non esistono, a Tienimi Morning, alla sveglia di Paolo che segna sempre le nove in punto, sì alla lista di Amy Biancolli e a La vita di chi resta, alla valle di Lanzo, sì a Lomanstraat, sì ai miei primi veri shorts, alle strambe idee di Jack sulla settimana lavorativa, ad andare a prendere il sole con la suocera, sì alla rosacea piuttosto che alla varicella, sì ai pompini a prima vista, alla gamba di sedia di Henry sul Trinity College e alle guardie di re Carlo, sì ad aver finito di riscattare la mia laurea, ad entrare gratuitamente al Prado grazie all'ictus, alla pelle nuova della betulla, a fare pace coi churros, a Mirtillo gatto da campeggio, ad assistere a Internazionale kids con Lollo, al Plateresque, sì a Nicola di Mood for Books che mi riconosce, sì a Pokk che passa l'esame di statistica, a volare per la prima volta proprio l'11 settembre, ai miei due ex coinquilini finalisti del concorso Andata e Racconto, al laboratorio Zanzara, alla Corsica in camper, all'orto botanico di Cambridge e a conoscerci la vecchia vicina di casa di Gabriele, ai bocadillos de calamares del bar Postes, a via Galuppi 5, a conquistare Aurora e Mateo e ai loro splendidi genitori, sì a Lawrence Alma Tadema, alla gattapulta, meno sì ai dossi corsi, alla tenerina del compleanno di Sara, sì ai tamales di Revolucion, sì ai 50 gr di pasta di Vito, ai merenderos, sì agli spaziali cornetti al caramello di Dani, sì ai film generazionali, a Gesù Crì, non così sì ad avere come compagni di classe un cowboy texano e un wannabe stilista russo, alla King's college chapel, sì a vedere l'alba a Bastia con Luciana, a Paola Tellarolin di Castiglion dello Stiviere, sì alle biciclettate per Londra, a Dorothea Lange, a tutti gli hellooo di Fioralba, a Prepararsi al futuro, sì ai mega arcobaleni di ferragosto, al libro rosso di Paolo, a Z54, ai Culurgiones, alla salade de chevre chaud, a La vita a volte è sopportabile, sì ai collage bellissimi di Francesca Sacco, al Burcht van Leiden, a incontrare Acerbi a Padova, a Salem, a mangiare con Lucia e a copiarle sempre ogni ordinazione, al pollo a cosce aperte, a Umberto che continua ad essere avvistato da amici in giro per Palermo, al trash di Aquí no hay quien viva, a Oxford con Sarah e Cath, al Cap Corse apéritif, sì a Enrico Brizzi che non saprà mai quanto gli devo (ma che forse l’ha intuito), a quando la Ross è in incognito in città, ai messaggi effimeri, a Barbero all'Aska, sì alla visuale dal camper che è il miglior cinema che c'è, a Come una specie di vertigine di Mario Perrotta, alla manifestazione davanti al comune di Padova, alla Deutsche vita, a Neil deGrasse Tyson e al suo Cosmo, sì a chi da grande vuole essere Paola Tellaroli, ai cigni di Colico, sì a sputtanare neurologi cafoni al primario ed essere chiamata molto gentilmente subito dopo per fissare un appuntamento l'indomani (vaffanculo bastardi), sì a dormire nella bellissima casetta degli attrezzi della vicina di Daniela, sì alla vista dalla camera del cipresso, sì ad immergermi con maschera e tubo in un campo minato di meduse a Centuri, alla Loveday narrrowboat, alle passeggiate per Montjuic, sì al discorso di Chiara Valerio per Michela Murgia, alla navetta corsa con discoteca inclusa, a Vermeer, a scoprire Damanhur, ai coniugi Balena, sì all'Airbnb bellissimo affittato da Matt per ospitare il compleanno di Ema, a tutte le ante corse dipinte di lilla, a chi si stringe in piazza cantando De Andrè, a scoprire Mimmo Jodice, a chi litiga con chatGPT, a Cachemire, a cenare sul divano, sì allo show di Myss Keta, all'ippopotamo su palazzo Testa, alle crepes cinesi di Hui Wei Xiang, al cane moquette Frida e agli occhi tristemente diversi di Monty, sì alle patate coraggiose, ai vegburger handmade, si al Museo della natura e dell'uomo, a Monica Gagliano, a Culemborg con Daniela e Mathjin, alla pasta confit alla Lanchana, ai Marley, alla comodità della Stella polare, sì alle marmotte che fanno catcalling, alle passeggiate al Mao la domenica quando piove, sì alla ciudad de la cigüeña, sì ad Albert Dadas, a guardare The Crown con Sarah, al benvenuto torinese dato alla Roccella, alle focaccine dell'Esselunga, sì ai valletti che mi hanno permesso di salire su cime troppo alte per il mio piede sifolino, a Pasquetta alla Colletta, ad Hanna Fry e Jennifer Rogers, ai fichi secchi di Spampi e ad essere sempre Susanna Tamaro per Bruno, a Macca a Torino o a Milano, sì a quando i francesi ti rincorrono perché ti sei dimenticato di pagare il pieno, sì alle spalle di Ema, a parlare col Lottone senza essere capita perché è senza orecchi, sì all'isola delle oche dove Mahmood ha pure cantato, sì a Ema in smart working, sì a chi ha scoperto Jigenyi, sì allo Zafferol e alla Tonica dorata, sì alle uova di Pasqua al caramello salato e mandorle, a chi parte con i sandali sul cofano ma più sì a chi glielo fa notare, sì a scoprire di essere vicina di casa in differita di Fred Buscaglione e Italo Calvino, a Giorgia Mazzuccato e al suo Komorebi, sì agli americani che devono prendere medicine per camminare in Europa, a Blenheim palace, al gelato al pistacchio intenso di Dani, a rubare banane inglesi, ai cornetti di Mia's Bakery, sì ai cartellini rossi di Lollo, alla fragile bellezza della locusta ma meno sì alle gatte sopra ai tetti, a scegliere quale sarà il prossimo libro da attaccare, al tramezzino di Mulassano, alla sezione Storie Vere di tutti gli Internazionali che Kavi mi ha passato, ai feedback commoventi dei miei nuovi colleghi che farei volentieri leggere ai vecchi, alla storia de el lunes de aguas, a MartinRouterKing, alle foto condite con Chiara, oui aux calanques de Piana e meno sì a rompere il clacson del camper proprio all'inizio, alla civiltà nord europea, alla mia onboarding partner e alla mia mentor, a pianificare la costituzione di una setta solo per poveri, ad aver scovato una torinese col pedigree, ai lama corsi, ai sorrisoni di Paolo Lotti, a parlare uccellese al Natural History museum di Oxford, a dj Falafel, sì ad emozionarmi quando un collega mi chiama solo per conoscermi, al mio primo Thanksgiving con degli americani, a investire in cultura i soldi guadagnati in cultura, alla tenerezza di Giorgino, al brunch da Seta con Carlo e Jack, all'osteria F.I.A.T., alla foresta Giunti, al 2b 76 Kinglsand road, al lecca-lecca al Vimto, a JR e a Déplacée, alla fetta di polenta, sì al Florence Nightingale museum, sì ai coffee break coi colleghi, sì agli aiuti da casa di Cédric, sì alle sedici stelle cadenti avvistate - tra le effervescenti e le introverse - da sotto la coperta vicina alla mucca arbusto, sì ai bagni pubblici di via Agliè, all’inutilità dei GPS a Sherwood, a La notte, sì a quando il tuo responsabile chiede ferie per te, alla domus artium, a scrivere da Berlicabarbis, a chi è stato affetto dalla crisi dei 7 anni padovani, al museo Lombroso, sì a gattonare con Fava, sì a sedersi di fronte a un giardino giapponese in centro a Torino, a Garrett che ama gli Stati Uniti perché c'è sempre un bagno, sì ai triage, a Mi sono capito di Toti, sì ai maledetti maghi, alla playlist per gatti, all'International Slavery Museum, al padre di Silvia che per applicarsi in cinese fa preoccupare le cinesine, agli iris di Pif, a condividere il quartiere con Max Casacci, sì a Londra nelle giornate di sole, alle installazioni che rapiscono Elena, sì a Bruce Lee morto di troppa acqua, sì a scoprire che Manchester è bellissima, alle domande ingenue di Giulia, a Cavour belloccio in piazza Carlina e alla vendetta scolpita da Dupré, sì alle giraffe che muggiscono e a Mattia, sì a tutti i pomeriggi passati dentro un armadio, alla generazione persa perché non ha letto il Vangelo 13-17, a Inchiostri ribelli all'Ex Emerson, a Marco con Andrew Potter, a scoprire che anche la Nightingale ammirava Belzoni, all'Universidad pontificia de Salamanca, sì a Sara con Angelino Alfano, ad avere ben sette settimane di ferie e a non rinunciare nemmeno a un giorno, sì a Nanni Moretti in monopattino mentre fa i sopralluoghi, ad avere finalmente due monitor, al cappellino di Ema acquistato da Greta, al Negozio Leggero, sì a tutte le Dory del mondo, a palazzo della Vittoria, a Louis Wain, a fare student watching con Macca al Valentino, a Yammer, ad aprire i ticket ad Ema, sì agli uiguri come i marò, ai cartoni di Bruno Bozzetto, sì ai messaggi audio con l'etichetta del "parental advisory" per gli amici con figli, a El Cielo de Salamanca, al Pitt Rivers museum, all'alpeggio Menzio e a tutti i suoi animali, sì ai seggiolini rivestiti del teatro Maffei, ai "Torino è bella assai", al Bar Manzano e agli aperitivi con la guerra fredda, sì al teatro Carmagnola e a scoprire nel più tragico dei modi che si può essere molteplicemente stabili, a immaginare il mio manager mentre fa il cancan, a visitare finalmente il British Museum e a trovarmi a tu per tu con i pezzi scoperti dal grande Belzoni, a Cédric primo ministro, alla mia gemella eterozigota Elena, a Sara che presenta al pub, ad Aurélie e Arnaud e al loro presunto matrimonio fallito del 13 maggio, sì a indossare in incognito una decorazione dei mutandoni della sconosciuta nonna Trombetta, ad attiva la memoria, sì a beccare la Mautino mentre sto ascoltando la Mautino, sì a scoprire che Jack è amico di Kavi, alla seadas di Primavera, ai mondi novi e alla stereoscopia, a Miyabi, al data operator che è il passo successivo del pizzaiolo, a Lello yes man, ad aggiornare la guida, a innamorarmi degli assiri e a scoprire mio malgrado che disegnavano molto meglio di me, sì alle avvincenti storie copofraghe di Lucia, al Puppy pistol, a scoprire Ruth Orkin e Lee Miller, sì alla 475 dell'Adelphi hotel, ai pranzi sinorei, alle serate itineranti alla ricerca dello swing, ad essere assunta come quadro, sì ai camembert charts, a capire finalmente un po' di spagnolo, a Cosa ascolta chi scrive?, a Frida, al cimitero monumentale torinese, al Cecchi point, all'ultima principessa birmana, al capolavoro della foto con le Ilarie, alla maschera di Tezcatlipoca, ad Harvest moon e ai ricordi che ha risvegliato, a scoprire che i jeans vengono "de Nîmes" o forse da Genova, sì al taccuino di Lollo e alla mia dedica, sì alle saccoccie di Bogianen, al parlamento subalpino, all'imbarazzo sempre generato da ogni visita della Edi, al Kombucha veronese, agli induction periods, a spostare le ferie per poter essere al fantastico London Migration Film Festival, a Lello che gira tre volte intorno alla fontana per poi non farle la domanda giusta, alla playlist del ristorante di Sakamoto, sì ai pazienti di psicologi su Zoom con sfondi apocalittici, a fare binge watching di The Secret Genius of Modern Life finché sono in UK, ai Moriondo e ai loro espressi, a Marinelli, ai vecchietti tester di Auschwitz in 3D, sì a piazza Cavour e a immaginarci baba Cesare col suo fuoco, a leggere la storia del tric e trac con Sara e Davide per via Carlo Alberto, sì a chi mi pensa ogni volta che vede un animalaccio, al Saturday night science, a Villa della Regina, ad avere un solo grado di separazione con Elly Schlein e con Bezos, al comedor Universitario del Colegio Mayor Fray Luis de León, sì a visitare Stonehenge e al leprotto che gli correva felice attorno, ai verracos, ai piatti marocchini di tajine con le prugne, sì a non essere miracolosamente ancora mai caduta dallo step facendo GAG, a Superquarchi, alla traversata della città con Mirko e al o ai Togo, sì sì sì al festival della scienza a Genova, al brunch da Canova Hall, a Kavi, a riportare al capo del mio manager i commenti maschilisti di quest’ultimo, sì alla prima doccia a casa dopo un viaggio, al mio super tassista personale Ciga e ai suoi maledetti due filtri, alle lezioni di fisica inconsuete, sì a Pokk e Bizz che aprono le danze, alle scritte del '68 nel dipartimento di matematica, alla 501 dell'hotel Milano, al pesce pagliaccio che dorme nel suo muco, sì al dinosauro e al meteorite come travestimenti per Halloween, alla messa alla Christ Church, al Re Kowloon, alla biblioteca Reale, a Missione Calvino e a capire finalmente come far sollevare le bolle di sapone, ai cagnolini del C2C, a Zena con Alessia e a scoprire la bomba inesplosa e il cane inciso nella pietra, a incrociare Diego da Paratissima, al mio primo COVID, sì sì sì a Tom Mustill che cerca di parlare il balenese, sì a poter fare scherzi telefonici all'ex cantante dei Linea 77, alla vendetta di Krisha, ad essere orfana per scelta e a convincermi che sia meglio così, a chi - dato che è donna e quindi non pagata per un mese rispetto ai colleghi - dicembre lo prende di ferie, a Cianci, a Cuéntame cómo pasó, a Mimì e alla sua gentile padrona Reginette, sì a poter andare in mutua anche senza giustificazioni, alle abbuffate di tartufo bianco di San Miniato, a quando vado a letto col lusso di poter mettere la modalità aereo, agli auguri sinceri del signor Aldo, al caffè con la panera, allo stand up comedy del CICAP Fest e all'imbarazzometro impazzito, ai biscotti di Giuliana, ai super pranzi della domenica, a Sarah a Torino, a via dei macelli di Soziglia 7, a scrivere a Spiegelhalter, a trovare la rana nascosta sulla facciata lavorata come un merletto dell'università salamantina, a tutte le persone che invece di essere in hangover hanno deciso di venirmi a sentire parlare di statistica di domenica mattina, sì alla duplice resurrezione del mio pc, alle calde domeniche d'ottobre con gli amici, a perdermi nell'Ashmolean museum, alle passeggiate di là dal Po, ad Ana e Maria Josè, alle cene inaspettate da Aurel tra neo coinquilini, sì a Pokk che mi consiglia Noor, a finire un libro al C2C, a chi si ricorda di me per la storia dei gatti che scappano dalla puzza creata da loro stessi, sì sì sì a C'è ancora domani, alla disc-jockey anni '80 che ho scoperto essere in me, a Casa Lis, ai miei capelli in mostra a New York, alla cattedrale di Manchester, a Sere e Busi sempre insieme ma con due case, alle papere coi denti dalle quali scappo nei sogni di Benedetta, sì a fare scherzetti musicali nei compleanni di amici lontani, a Everything everywhere all at once, agli swing souvenir, ad Audible con altre undici persone, al mio uomo in calzamaglia preferito, a Sara e Davide che sparano al compleanno di Juno, alla Biowiki, al Radcliffe camera, sì a Luigino che vuole essere portato a Dachau prima che i fascisti non lo consentano più, alla stanza 213 del Britannia Hotel, a two croissants, ad Aosta e al suo teatro Romano, alla seconda Tellaroli dottoressa, al pride con Mirko e Renzo, al Royal Exchange Theatre, sì al museo assurdo di Sir John Soane, a Ema che col pellicciotto sembra uno zinghiro, a chi What a show!, sì all'abbonamento ai musei che mi permette di entrare tutte le volte che voglio all’egizio, sì a Sciacco che contro ogni previsione individua subito chi si nasconde dientro al salsicciotto man NM, agli ecovillaggi nel bel mezzo di una pista da corsa di auto, sì a riuscire finalmente a vedere la pompa di John Snow, a la nochevieja universitaria di Salamanca, alla galleria grande della reggia di Venaria, ai gofri salati, alle bellissime case gotiche e liberty dai colori polverosi di Cit Turin, a scoprire le opere di Rodolfo Marasciuoloquasi  per la città, sì a sentirmi finalmente almeno al posto giusto al momento giusto, a rispondere con un istintivo "Oddio!" ad una richiesta marpiona, a Suonare Forte di Lisetta Carmi, a passare il capodanno con Piscine Molitor Patel e Richard Parker, alla Divinity school, agli studenti che consultano i propri avvocati, al conduttore del TG Regionale che ci tiene a farmi sapere i suoi errori nei fuori onda, alle foto di Paolo Siccardi, a Betty da bêtise, sì a chi crede abbia il dono di aggregare storie intorno a me, a verificare che la mia onboarding partner abbia veramente delle gambe, sì a chi quando sta per spezzare un cuore somatizza al punto da farsi venire le febbre, sì a tutti i miei ‘Ma quanto è bella Torino?!’, a Grande esportazione vini Erminio con Alessandra e Carmelo mandati da Sere e Busi, alla super affascinante Rylands library, a Maciste, a Bariolè, ad aver regalato finalmente un viaggio alla famiglia di Ema, al Naturalis biodiversity center e allo scheletro del suo T-Rex, a godere dei temporali estivi mentre sei in bici (e in ritardo), al Britannia Hotel, sì ad aver sfatato la fucking maledizione scagliatami addosso dalla mia vecchia responsabile, sì alla guardia del museo che balla con la bambina i Coldplay suonati con la fisarmonica da un musicista di strada, sì a provare a imparare a chiedere aiuto, sì a tutte le famiglie che ho, sì a tutti gli "you're doing great Paola!" che mi sono stati necessari quest'anno, sì a tutti gli amici che hanno contribuito agli occhi umidi di Ema per il suo 40° compleanno, sì alla discesa sinuosa dei giardini Reali percorsa in bici nelle sere estive, sì a sorprendersi del mare ligure dal treno, sì a tutte le macchine che avrei avuto voglia di rigare a Cambridge, sì a tutta la vita che ho guadagnato in un solo anno, sì alla gatta Chiavica, sì a tutti i delfini sparsi per il mondo ma connessi allo streaming durante la mia premiazione, sì ad avere la netta sensazione che Torino mi stesse aspettando…


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