sì alla vita, 2014

...sì a vivere in via Gorizia, alla mia prima macchina da cucire, a dormire la prima notte dell'anno con una tedesca sotto LSD, sì a cenare all'Anarkali Indian Restaurant, sì a firmare autografi in coda all'In's, all'indovinachi con tutte le nostre facce, sì ad Emanuele, ad andare ad Aberdeen, sì alla mia prima proposta di matrimonio, sì alla messa ad Harlem, sì ai leoni marini del Pier 39, a cenare da Jackie Tonight, alle cose alla Pecos Bill, al Golden Gate avvolto nella nebbia, a Nick di Austin, alla Flamingo Cantina e a ballare finché ce n'è, ai cicchini di nascosto fuori dall'Amsterdam Hostel, sì al tartufo bianco, sì alla cena italo-americana ad Astoria, sì a bere mimosa facendo kayak sul Colorado River, sì alle case di New Orleans, alla cumbia, al tandem learning di cinese con Sunny, ad incontrare Shantal ad un festival guatemalteco, a fare couchsurfing, a quando il suo nome è Gesù, al rufolo, sì ai red eye flight, sì a Benedetti e ai suoi formaggi, alle chiacchiere a casa di GiuliaBrie, sì agli Hypnotic Brass Ensemble, a Bart e mia sorella che lavorano insieme, al picnic al parco Iris, sì a suonare il campanello a Mozart di notte, alla vita notturna smodata per le strade di Ferrara, a realizzare sogni adolescenziali, alla presentazione del mio secondo libro da Feltrinelli, sì al parcheggio più bello del mondo nel Michigan Theatre, sì a farmi una pedalata per Amsterdam fra un volo e l'altro, sì a sognare di essere esattamente dove sei, sì a conoscere delle persone che conoscevano Kurt, mica tanto sì a tornare dal Messico e trovare -39°C a Detroit, a Donna Irene, ai cartelli in aeroporto, sì alla festa della confraternita Sigma Pi, a La Carota Gigante, sì alla Pourhouse di Aberdeen, alla Hollywood Blvd, mica tanto sì a chi è tonda e lucida, sì a scoprire che la strappona che stava col tuo ex ha le tette rifatte, a chi mi regala delle gerbere, ai miei capelli che crescono ogni volta che prendo un aereo, ai coloratissimi cimiteri messicani, a portare con me in America il peggiore inverno degli ultimi 130 anni, a fare le liceali alla Marzolo occupata, sì a chi “vorrei percorrerti”, agli omeopati senza frontiere, a chi “meet Miriam Di Russo”, al super tour notturno di San Francisco con Michelle, alle poesie di Mario Benedetti e Guido Catalano, a chi “it's great to be alive in Colma”, a chi come hobby fuma, al brodo madre, sì al Dally in the Alley, alla Muffuletta alla Central Grocery, sì ad Herzog, a trasformare dei pantaloni in una borsetta, al Jazz Festival di Padova, al French Quarter, sì ad attraversare campi di pannocchie guatemaltechi per imbucarsi al Cosmic Convergence Festival, sì al bagno del primo giorno dell'anno che ha scandalizzato tutti i bagnanti del lago Atitlan, a comprare un bagaglio a mano per riempirlo di souvenir e regali, a chi ha sempre voluto un bollitore, a Sere e Ale a Detroit, alle churrascarie, al City Lights Bookstore, a cenare da Vito con Ilaria, agli italiani che a Detroit non escono dopo le 4, alla casa di Maggie Mahone, al festival d'illustrazione per l'infanzia di Sarmede, agli alberi di Natale con scritto “carpe diem”, ad Uncommon Objects, a ballare al Continental Club, a prendere una multa in tuk tuk, mica tanto sì ai quezales e ai guatemaltechi, ad Ema in aeroporto, a ritrovare il butterscotch, al Ford Museum, alla laurea di Fusillo, alle chiacchierate fra italiani con le sole mani perché la bocca è piena, ad aprire vasetti Campbell's, sì a Yo Mama di San Pedro, a quando una cheesecake ti salva da uno stupro multiplo, alle conchiglie di Austin, a Baulo, alla Topochico, a giocare a 49 con Bene Francina, sì alla nostra mansarda, ad andare a fare colazione e incontrare il vice presidente degli Stati Uniti, alle guide turistiche che non vogliono che io prenda appunti, a vivere senza acqua calda un frigo una lavatrice e uno specchio, a chi cena tre volte per colpa dell'amante, al valet parking, a Ettore a Padova, a Fernando a San Antonio, al taleggiano, a chi coltiva mucche, sì a svaligiare Finders Keepers, alla cena su Skype con le compagne della triennale, ai Los Kurados, ai mormoni del Piave, a scoprire che l'illustratrice che ti piace tanto vive con una tua amica, al divano fuori da casa di Fede, a chi incontra Sixto Rodriguez in banca, a cercare le balene a Point Reyes, ai miei genitori negli Stati Uniti, ai taxisti di LA, a festeggiare il mio compleanno a Brescia, al bollito Da Giovanni, all'aperitivo dai Nazareni, alla mia famiglia che rincorre un ghiro allo Yosemite, alla cena coi cinesi, al Mono Lake, ad interrogare Busi sul mio libro ed alla sua vendetta, al gatto Braulio, ai lama californiani, al Chinotto a North Beach, alla prima collega dottoranda incinta, al castello di Monselice, ai concerti di marimba, mica tanto sì agli ospiti indesiderati, alle sequoie giganti, sì a Zabrieskie Point, mica tanto sì alle terme dell'hotel Belvedere, ai rangers, sì all'enfisema di Che Guevara, alle birrette in spiaggia a Detroit, a chi ascolta la musica delle persone morte, a quando esci dall'estetista e qualcuno ha pagato perte, all'intervista radiofonica per Radio Gamma, a portare il mio libro alla maestra Garrone, alla mostra di Irving Penn, a quando Disagio torna a Padova e finisce per dormire su una panchina, mica tanto sì a vomitare nell'androne, a Ca'sana, sì a poenta e regna in ghetto, alla sig. Transalpina, ad andare a Pracchia in treno a vapore, a chi crede che negli hotel di Las Vegas ti obblighino a giocare d'azzardo, a chi si vuole sposare con un tibetano e a chi con uno stuart per andare in Brasile dall'uomo della sua vita, a ciò che è property of Emanuele, alla festa da Becky, a chi “I'm leaving” “Good!”, ai dresscode delle cene, al Gabibbo a Padova, alla foruncolosi di Marx, alla sagra del tartufo di San Miniato, alla salama, all'Osteria del Ghetto di Ferrara, a farsi spaventare da Bush Man, a scendere Lombard Street in macchina, a cenare da Cortes, alla sartofficina, alla China Town di San Francisco, a chi vuole farmi una foto nuda coi miei libri davanti, a chi fa bioenergetica e a chi fa la fotosintesi, ai fiori nei campanelli, alle notti a Venezia, alla bella coincidenza di svegliarsi sempre entrambi nello stesso letto, al mese in cui le coppie omosessuali potevano sposarsi a San Francisco, sì alle mazurche clandestine, ai bambini di Giulia, ad essere ammessa all'esame finale del dottorato, sì ai sofficini riempiti di crema Nivea, a mio papà con la barba, a Giulia a Detroit, allo skate contest nel Michigan Building, al Katrina Tatoo, alle birrette sul Mississipi, al barista del D'mongo's che ti lasciail suo numero, al vicino rumoroso di Silvia, alla Paola del mignolo, alla brakedance nell'Hart Plaza, si a chi ha comprato i miei libri, alla 6th street, a chi si scrabba i gomiti, ai sexypizzaioli, sì al Motown Museum, all'ubriachezza da cibo dopo l'hamburger del Bronx, alla Renewable Republic, a Gloria's Lounge e a ballare con le sue prostitute, ai rastafagiani, alle vecchie gelose, a Davide che mi aiuta a presentare il libro, a Grant di New Orleans, alle persone che conosci in viaggio, sì a Porcello dei Tigers, al paccotto di Intimissimi uomo, a quando i coinquilini ti fanno Santa Lucia, al raccoon di Stoney Creek, a Brunella dei Poppen, alla Porrettana che si rompe esattamente come 150 anni fa, ai workshop a Bolzano in giornata, alla mostra di Sere ai Carichi, al nuovo orto botanico, alla serata al castello di Valbona coi Ghost Hunter, a fare photo bombing agli americani selfie-dipendenti, a lanciarsi dallo scivolo di Dolores Park, a cenare al Guerriero, ai fuochi del 4 luglio, alle chiese “Like us on Facebook”, a KissMeLychees delle Officine dello Spirito, agli aiuti umanitari di Gianluca, alla carrambata nel Siesta, a casa nuova di Ale, sì a blablacar, all'anfiteatro sull'embarcadero, sì al World Press Photograph a Lucca, sì al Chicken Shit Bingo di Austin, al compleanno di Frezz, all'Havana Cafè di Dallas, agli orsetti di gomma nella vodka, alla famiglia cosmica con cui ho viaggiato in Guatemala, a chi viene alla tua presentazione con dei fiori, alle colazioni del Caffè Atitlan, alla mia prima amica incinta del secondo figlio, alla casa del Pres, al mercatino dell'usato di via delle melette, al Disaronno and suor, sì alle sere a Greektown, ai regali dei compleanni in differita, sì alla festa a sorpresa per Miriam, sì ai cuba libre a 5 quezales del Jhaku Bar, a chi sarebbe venuto a prendermi in Ferrari ma sembro comunista, a Pollo, agli sconosciuti che pagano per te al bancone, al diabolico piano, alla semiconvivenza, ad avere una cucina finalmente, alla fata turchina da Graziati, a quando i veri amici si vedono nel momento in cui non hai un frigo, alle missioni spagnole in Texas, ad Alamo, agli annunci su craiglist, alla colazione da Eagle's Corner, a Giulia per le strade di Detroit col cerotto sul naso, sì a fare raccoons watching da Seva, sì a San Pedro e a chi si mette seriamente a guardare gli annunci delle case, alle amache, a chi fa tubing in Texas, sì a quando ti propongono di fare il terzo libro, sì ai motaneri, a Carmina Burana al Detroit Symphony Orchestra, a tutti i murales di Mission, alle case di Woodbridge, mica tanto sì alla New Islamic Nation, alla gente di Aberdeen che starà ancora raccontando di quando sei europei sono stati a fare festa a casa loro, a conoscere una persona che viene dall'Alaska, a rapire King Taco, alle cene italiane a San Antonio, agli Affa texani, mica tanto sì ai cracker scaduti, a Castro, a Balmy Street, a tutte le volte che ho pianto sulla spalla di Michele giurando che avrei lasciato il dottorato, al mio seminario intermedio in università, sì a Cincinnati, a chi ha paura che negli States non esistano camere da 4 e i segnali stradali siano diversi, alle improvvisate di Ema, ai quadretti coi tappi di sughero, a Bart coi testimoni di Geova, a non avere una crisi epilettica a Las Vegas, ai portoricani di Dallas, sì ad essere su Cucina Moderna, a chi “don't run be happy”, al DAM e alle sue maschere eskimo, a Orange is the New Black, a Las Cafeteras, a Piazza Epilessia, ai Masa Crisps, sì al concerto delle leggende della Motown al DIA, a rischiare la vita ogni mattina attraversando la Woodward, a Russell Peters, alle passeggiate fino in downtown, ad accompagnare gente a cercare la bilancia nascosta, a sentire Jack Cantina dalla sala, ad organizzare una caccia al tesoro per Giulia, sì a Sophie Calle, all'Historical Museum di Detroit, a chi sta con la sposa, sì alla spiaggia nel Campus Martius, al Truck Yard, al tramonto dalle piscine texane, a cenare da Cane's, sì alla felicità e all'agitazione del primo marzo, sì ai fuochi d'artificio visti da Windsor, a rincorrere le marmotte di Belle Isle, mica tanto sì a vivere col fantasma di un cane, a chi zucchera la focaccia toscana, ai donuts di Holtman, ad andare in Kentucky a piedi, agli S'mores, al Bolognesi di Ferrara, ai ciclisti tamarri, mica tanto sì a friggere nel lardo, alle tombe pacchiane dell'Elmwood Cemetery, mica tanto sì a chi cade da 5 gradini e si spacca tutto lo spaccabile, sì ad Airbnb, sì all'unico emigrato in Georgia, a giocare a lupi e prendersi della baldracca tutto il tempo, a Sunnybear e a tutto il suo pelo, a festeggiare in diretta Detroit-Negrar il compleanno di Ale, a Ema che beve il caffè con la cannuccia, al garage di Franco e Miriam, sì all'arcobaleno sul Grand Canyon, a Elena incinta, ai mercatini nella Navajo Indian Reservation, alla route 66 in Arizona, ai miei genitori in un TacoBell, a Tuba City, al tour del cimitero sul macchinino da golf, a Busi col ditone, alla ceretta afroamericana e alla simpatica Andy, sì a Key Foods, alla parrucchiera Ashley, al pesce fritto del Wasabi, sì a quando gli indiani ballano i latini americani, a chi dà dieci euro a tutti i bengalesi che incontra, al New Center Park, al Detroit Artists Market, a giocare a basket a Belle Isle, ad aspettare che passino le canzoni che hai scelto al jukebox del Third Street Bar, a quando Michele fuma e non si riesce poi ad esprimere, sì agli amari di Fede che sempre siano lodati, a quando chi non fuma può bere le tisane solo in terrazza, sì a My Name is Earl, mica tanto sì agli incubi dovuti ad Utopia, sì a quando l'unica domanda durante la presentazione del tuo libro te la fa Ciga, alla best student di Franco, a dare da mangiare alle farfalle, sì a Cucina Medoro, a far aprire la sbarra del parcheggio con parole random, a chi “don't besquared”, agli avvoltoi dei traslochi, al concerto dei Vnv Nation e alla gente super weird nel pubblico, ad Astro che e' stato più che altro una meteora, sì alla Monument Valley, a quando alla radio americana passano “ci vuole un fisico bestiale”, sì ai gift forward, ai conigli di Grossepointe, sì ad entrare gratis al DIA, alle bimbe che ti chiedono aiuto per la loro educazione, sì a comparire nel libro Imagine More Forever, a Pizza Papalis, alla MesaVerde, a quando Busi esce cercando un barbiere e trova Nando, al tour dei luoghi di Twin Peaks, sì alle recensioni dei miei libri, a vivere nell'ex sede di Forza Italia, sì a quelli dell'interno 3 in via Volturno 40 e mica tanto sì a quelli del primo piano del 40/1, sì a Twin Peaks, a chi #vivame, alla Dani che mi raccatta a Schipol con un sacco di dolcetti olandesi, al contrabbando internazionale di laptop, sì al gelato con il marshmallow, sì al banco dei pugni, sì alla Federazione Abruzzese del Michigan, a riuscire a portarti a casa il capo, sì a chi scrive “Lucia mi piaci” sui muri, alla comunità borghettese di Astoria e alle sue storie siculo-americane, al piccolo alchimista, sì a trovare Salvatore Frisina nell'elenco di Ellis Island, ai barbecue a Belle Isle, alle incisioni rupestri sul Newspaper Rock, al crazy dance di Dave and Busters, sì a Seattle, a chi vorrebbe fare tutto ORA!, alle messe americane con il karaoke, mica tanto sì alla neve il 15 Aprile, ad Arches National Park, a quando “somebody is going to get hurt real bad”, a contare le settimane al mio ritorno a Padova, ai garage sales, sì al concerto di Edward Sharpe peccato per Jack Johnson, sì ai punk di Salt Lake City, alla vista su Chicago dal 96esimo piano, alle colazioni da Mae's, a chi crede che la capitale d'Italia sia Sparta, sì a tutti i bisonti di Yellowstone, a Simon e Riky che ballano in cucina, alla spesa di notte da Mejier, a Cody e al suo Buffalo Bill, a ballare la salsa in Fountain Square, sì alla cena very american al Sign Museum, ai pranzi indiani nelle conferenze americane, a Sorin che si preoccupa e ti accompagna a casa, a Shameless, sì ai batteri che rendono i geyser così spettacolari, a salire su uno schoolbus, al Campus Martius pieno di sabbia, a Ema che va a scuola di inglese, sì al puppy bowl, sì al concerto di Medrano al Mame, ai racoons sulla strada per Chicago, a quando la polizia aeroportuale mi telefona perchiedermi se conosco Ema, a fare le review dei paper, sì ai granchiasecco e ai lampredotti, alle case abbandonate ma colorate intorno a Vine Street, al 5 way dello Skyline chili e alla sua innegabile origine greca, a Greyhound e ai suoi bus, a Greater Detroit taxi, a Jeff ed alla sua dichiarazione d'amore, ai coyote, a litigare con i miei ogni sabato mattina in via telematica, ai falò con le chitarre, alla foto di Cart Cobbein d'Abruzzo, sì ai sexyspadellatori, ai suoi compitini sul frigo, ai visti turistici di tremesi, ai viaggi improvvisati, al North End e al Bar Sport, a salire su uno schoolbus, mica tanto sì ai mac & cheese, a scambiarsi sul treno Venezia-Torino con Sere, a vedere un orso nero libero, alla carrambata di Silvia, sì a quando sei bloccato a Guatemala City e si liberano i tre posti che ti servivano per arrivare a Flores, sì ai concerti all'Old Miami, al “Va, pensiero” appeso nel mio ufficio americano, ad occupare casa di Fede in sua assenza, a tornare a casa e trovare una parmigiana pronta, a quando sei sopravvissuto all'inverno del Michigan e il sole ti sembra una benedizione, allo sceriffo, a Joumana Kayrouz, a quando “everything tastes better in a bacon bowl”, ad incontrare Toti a New York, a Smetto Quando Voglio, sì a Martin di Winniemucca, al XXVII ciclo sparso per il mondo, al Pike Place Market alle sue scritte per terra e ai suoi lanciatori di pesce, a Mareg che diventerà papà, a quando il mio libro è in vendita su Amazon a più di 2000 dollari, ai Motel 6, sì al Wallmart di Aberdeen, sì alla serata passata su una dama cinese, ai film sugli americani che cercano le loro origini fra le capre abruzzesi e ne fanno un documentario, ai neri coi pettini nei capelli, al giro del Loop sulla Pink Lane, sì a chi ti prepara i pancakes a colazione, ai concerti al Green Mill, a vedere tantissimi cervi dalla strada, all'opossum che non faceva entrare Federico in casa, al Funerale della Saracca, ad essere finalmente davvero innamorata di nuovo, sì a chi viene rinchiuso in una cella messicana con uno che aveva rubato una birra otto mesi prima, al paracadute di Mantelli, a Luigino che balla su Skype, sì a quando lui mette i Pixies, ai marshmallow sciolti sui barbecue, all'OLP City Hall di Gilroy, ai cartelli “Freedom Next Exit”, a Michele mio vicino di casa, sì ad andare a ballare al Temple Bar, a lasciare un messaggino a Kurt, alla pizza da Biga, sì a Santa Cruz, ai miei piedi nell'Oceano Pacifico, a presentarti da Cinzia con dieci persone e il doppio delle pizze necessarie, all'eco car all'Auto Show, al passito rosso del Brindisi, agli assegni in bianco al Nazionale, ai Go Tiger Go che è come chiamare un gruppo Daje Roma, ai picnic a Carmel by-the-Sea, agli elefanti marini, al Big Sur, al Grand Trunk Pub, al pacchetto ping che mi ha semplificato la vita, alle foto “trova l'intruso” a casa di Fede, ai film in aereo, ai pitoni di Sciacco, sì alle liane e a tutti gli animali dei templi di Tikal, alle lontre di Monterey, alla 108 del Green Tortoise Hostel, a University Foods, a chi ama Detroit perché non sai mai cosa ti può succedere, mica tanto sì a quando sei triste negli Stati Uniti e la cioccolata fa schifo, alla Hwy 1, a Rosco, ad occupare casa di Fede in sua assenza, sì ai barbecue invernali a Detroit, al Cliff Bell's, sì alla maratona notturna dei Coney Island hot dogs di Man versus Food, sì ad incontrare Jua in un bus a caso diretto in Belize, a festeggiare il compleanno di Gianluca a Boston, alla mostra di Ai Weiwei al Brooklyn Museum, a tutte le chewin gum appiccicate fuori dal Theatre Market, ad Herman Medrano in mutande nel backstage, sì a quando entrambi i tuoi libri sono nella top ten, a Gaeta che è grande come Costco, a tutti quelli che si sono travestiti per la Marche du Nain Rouge, ad andare sulla Livernois in cerca di un dentista, sì al Not Another Hostel e ai suoi inventori Alec, Amir e Adam, al Findley Market, al Crocodile ma mica tanto sì alle sue pizze con l'ananas, sì a chi “take it and go”, sì agli spliff e ai joint, mica tanto sì agli sceriffi, alle case sull'oceano di Malibu, sì a guardare 8 Mile con altri occhi, alle bufere di neve e a sperare di restare bloccata in casa, sì alle case colorate del Belize, a tutti gli italiani di Detroit, sì a quando Ema e Busi si messaggiano durante le cene, sì al People Mover, a Davide che suona il birimbao, alle onde di Santa Monica, a Rocko che si laurea e a Valentina che vive felicemente a Brighton, ai massaggi, sì alla messa per la laurea di Smeuri, al People Mover, mica tanto sì a dover chiamare la polizia di Twin Peaks, sì alla torta di mars di Giulia, a quando la tua vita si riduce al tempo fra due simulazioni, sì al posacenere sul terrazzo di Michele lì solo per me, a quando Cinzia ti dice che finirete per andare a comprargli le mutande, sì al file “tesi.tex”, al Kurt Cobain Riverfront Park, al Millennium Park e alle sue facce che sputano acqua, al cibo dei baracchini sulle strade newyorkesi, sì a Chinatown e ai ravioli di Vanessa, sì alla flanella, agli etiopi che sono convinti che il loro bancomat gli dia solo euro ovunque loro siano, a quando la tua dottoressa ti tratta come l'ultima delle meretrici e ti riempie di preservativi, a Riky e Simon che vengono in van fino ad Amsterdam per fare serata, sì al mint tea nella quiete della tea house nel centro di Vondelpark, sì a scoprire che il tuo libro è usato in una scuola di italiano a Boston, sì alle pubblicità anni '80 del Magic Bag, allo shock che è Time Square, a chi va a pescare a Central Park, agli immortali senzatetto di Detroit, a Vine Street e al suo degrado, a GLBIO 2014, a ritrovarti in giro con tre omosessuali con gli ormoni a palla, a tutti gli amici porzione singola più o meno simpatici e più o meno loquaci che questo anno mi ha regalato, agli americani che non credono nei colpi di freddo, a quando dopo cinque mesi riesci a comprare dell'erba a Detroit, sì a sprofondare in un metro di fango per via del troppo entusiasmo davanti al cartello d'ingresso di Aberdeen, al ristorantino e alla nostra casetta di Brooklyn, alle cose che makes sense, alle pizzette della Candrina, ai progetti con Ema, al manuale pratico della donna padana, a chi è a tanto così dal farsi un tatuaggio, all'EMP Museum e alla sua esposizione sui Nirvana, alle sigarette sulla terrazza con Edi proprio come un tempo, alla casa olandese di Marco, a non accorgermi di Erika incinta di 8 mesi, alle lasagne e alle verdure ripiene di Andrea e Manu, all'accoglienza dei Flauti Traversi, agli eventi del venerdì sera al DIA, sì ad Andrea nei panni del capo dei bulli, a quando Vito lascia un biglietto sulla bici di Serena pensando che sia la sua, sì all'Eastern Market, a quando Cinzia e Leo si lasciano e non sono più amici su Facebook, sì ai vaporizzatori dello stato di Washington, a Simon's pizza, a quando Ema pensa a come disporre il mio armadio nella nostra nuova camera, a Skymiles, sì agli italiani che non si lamentano, alla “damn good cherry pie”, mica tanto sì a squarciarti le mani cadendo sulla neve, a Pasqua a Kensington Park fra le caprette e i maialini, al Riverfront, ai messicani di Little Italy, a chi ce le affoga in quella merda gialla, agli americani che fanno i barbecue nei parcheggi, sì a scoprire che essere italiana in America è una cosa molto figa, alla spesa da Whole Food, a quando fuori ci sono meno quaranta gradi ma nel tuo palazzo c'è un incendio e devi aprire tutte le finestre, sì ai russi di Brighton Beach, a Mike che ci ha ospitato a New York, alle giostre di Coney Island, ai corn dog, ai "terzi incomodi" nelle fotografie, ai messaggi degli amici quando sei lontana, al Bean di Chicago e alle suore che ci si fanno le foto, ai dentisti con la security, a Chicagoland, ai potato pancakes del Maccabees, agli svedesi che si lamentano del clima detroitiano, a chi #miafigliaeunacinese, alle macchine coi baffi rosa, sì a Rosindale e alla casa di Andrea, a chi #aloneinthedark, a chi non fa le torte se c'e' Daniel, a Manu e Andre che convivono, a Ryan che lavora da Craftwork, al caffè e il bollitore in ufficio, ai vecchietti che pensano che ti fumi l'asics, alle Detroit Derby Girls, agli italiani che in America mangiano la pizza con gli ovetti di cioccolato sopra, a quando Sorin ti porta il caffè e ti apre la portiera, a chi ti chiama “P” perché il tuo nome non lo sa pronunciare, sì alla risata di Tiago, sì ad avere una parrucchiera di fiducia a Detroit, sì ad invitare Michelle a cena, agli italiani che vivono all'estero da troppi anni e mettono la besciamella nella parmigiana, agli scoiattoli del sabato, al letto in centro alla stanza per non litigare per chi dorme esterno, a chi ti dice che sei tornata dimagrita, alla pizza con salsa barbeque e pollo di Jet's pizza, sì a scendere le scale di Cinzia col sedere, sì alle maestre che fanno gli apprezzamenti sui nonni, sì ad andare a teatro con le scuole, alle Snoqualmie Falls, sì alla Cupid's Undie Run, sì a chi vende il mio libro per 20 euri quando ne costa 12,90 a dei milanesi, a quando tre culi cantano sul palco del DIA e il pubblico si alza in piedi per applaudire, a cercare di capirci qualcosa dell'NBA, a chi si laurea in Economia e Danza, a Logan Square e alla casa di Mike e Maura, alla stuffed deep-dish pizza di Giordano's, al freedom trailer, alla spiaggia nel Campus Martius, sì alla fauna del Movement, a cappuccetto rosso e al lupo mangiafrutta, ad avere qualcuno che ti prepara il pranzo quando lavori, a tutti i tipi di patatine Kettle che puoi trovare in America, ai pomeriggi al Great Lakes Coffee, sì a chi vede ballare la ballerina della Chiquita, sì a Cristina e alle sue tutine, sì agli scoiattoli fuori dalla finestra, alla nostalgia che ti viene da Silvio's ad Ann Arbor, agli skype con Davide che fa mattina, ad entrare da star con Jeff al Whitney, all'Ametropolitana, all'appuntamento del lunedì coi biciclettari tamarri, al gabbiano sul campo da baseball, al Pig & Whiskey, ad Amsterdam Zuid alle 5 di mattina, a vedere finalmente Marco su una bici, al mio primo paio di occhiali da sole, ai saponi con dentro i pesciolini rossi, alla 2nd avenue di Seattle e a tutta la gente incredibile che ci bazzica, sì a chi faceva le bolle di sapone al concerto dei Pixies al Fillmore, alle torte di Dani, alla casetta di Cinzia e Leo al loro camino e ai loro balconcini, sì a fare una torta senza bilancia, sbattitore e forbici, a cacciare portoghesi persistenti ed ubriachi da sotto casa tua alle tre di notte, al finto pollo caramellato, sì ai portobello mushroms, a Harmony Underground di Ann Arbor, a rivedere Macca, sì a Varekai del Cirque du Soleil, ad avere un'amaca in salotto, ad Eloisa che rischia di festeggiare la mezzanotte sotto al tavolo, a comprare la mia prima cucina, sì a Musante, al clan chowder al Quincy Market, all'accento degli italiani che sono in America da troppi anni, sì alla Disneyland di Hamtramick, sì a vedere il PhD Movie con gli altri dottorandi, alla Cheesecake Factory, ad andare a New York in bus, all'aperitivo al Barking Crab, sì alle onde ghiacciate, a racimolare monetine riconsegnando birre vuote, a Treder's Joe, allo yemenita, a organizzare feste nel mio appartamento per farmi sistemare le cose, a vedere il Super Bowl al Lefty's, mica tanto sì al twerking, a tornare ad ascoltare i Nirvana, sì al Banana Derby e a chi l'ha concepito, ai cannoli contest, alla giovane futura dottoressa rapper di Detroit, a quando torni a Padova, sì ad Ivar, a chi vive in via Facciolati ma crede di abitare ad Albignasego, alla cena di capodanno con 18 persone nel nostro salotto, alle nostre sedie colorate, sì alle sfumature, al grande punto di domanda sul mio futuro, sì al 5 Aprile 2014, sì a tutte le collane appese agli alberi di New Orleans, sì a quando vivi all'estero e ti scopri molto più italiana di quanto tu non sia mai stata, sì a tornare,

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