sì alla vita | 2017

...sì a sopravvivere ad un ictus, sì al mio primo libro non su Padova, sì al Diario di Maddalena, alle mie prime ore di libertà al Lido, sì a vedere Piero Angela dal vivo, a chi ti regala il libro che hai sempre voluto di McCurry, al pranzo della libertà ai murazzi, alla mia resurrezione pasquale, sì al messaggio della maestra Garrone prima della mia prima presentazione post ictus, al latte di seppia, sì all’emozione di tornare a Ker Lann dieci anni dopo per controllare che tutto fosse ancora come lo ricordavo, sì al mio primo libro cartonero, a George che torna a scrivermi, sì a tutti gli amici che erano a pochi passi da me in terapia intensiva, sì a svegliarti ed avere 30 anni, ai fisioterroristi, agli sposi del buco del cul vaffancul vaffancul, sì ai libri barattolesi, sì a Lorenzoni ma soprattutto sì a non vivere più in una città rappresentata dalla Lega, sì alle belle serate padovane con Martina, allo Zenphone, al proiettore, a “Il mio ictus”, alle amiche geniali, a provare a preconfigurare i tavoli, a smettere di fumare, sì alle persone che mi fanno sperare che dopo i 30 ci sia ancora vita, a Daniela che dall’Olanda viene alla stroke unit, sì al tour degli amici e della disoccupazione, ai rami secchi tagliati, alla mostra di Ai Weiwei a Palazzo Strozzi, a preparare le copertine del mio libro coi i ragazzi stagisti, sì al primo dell’anno sul divano con Ema e Martina, a Fumetto da Jolanda, alla palestra del botta e risposta, sì a tutte le volte che ho augurato a Lynch di venire fulminato durante la terza stagione di Twin Peaks, ad entrare di testa nel padiglione giapponese, a tagliare le nuvole con il naso, agli scoiattoli che zampettano per Padova, ai messaggi in venetasso con Elena, sì ad Arjuna Tuzzi ed al suo workshop su Elena Ferrante, sì sì sì a Planet Earth II che dimostra come la vita sia fantasmagorica, sì a mia madre in gita a Padova, sì al Beijing Antiterrorism series, sì alla prima carbonara dopo sei settimane di ospedale, a quando tua suocera ti presta dei pantaloni ghepardati, al cozy place di Serena, sì a mandare una lettera a Pascal, alla pareidolia, a Peace & Spice, ai pranzi nei giorni di sole con Odòs, a tradurre la Bibbia della biostatistica con Ema che si è così meritato una laurea ad honorem in statistica, alla rabbia correlata con i colori dei cani, a fare la mia prima domanda come ricercatrice, sì a Giacomo Cester che mi ha operata ma che è uomo di poche parole, sì alla pizza di Ema, ad andare a mangiare al giapponese quando non puoi muovere la mano ma vuoi comunque mangiare i ramen con le bacchette, sì a Takahiro Iwasaki, sì agli indirizzi fantasma, a Google Keep, alle birrette bevute al Ponte dei Tadi d’estate, a chi è in un paesaggio asettico dai filippi, alla pacoquita, a Marco e Sara sposati a Copenaghen, a Carmine che mi fa reimpare ad andare in bicicletta, a Marco Polo, sì ai sì di quando non sapevo scrivere, alla go pro, alla mozzarelle di bufala de La Contadina, a chi ha una gatta e non ha paura di usarla, al papà di Sciacco e alla parmigiana della sua mamma, a farsi sgridare per un’impennata in carrozzina, ad Adalberto, alle domande di Alvise, al San Valentino di gran lunga più indimenticabile della mia vita, sì alla Casa del Popolo di Colle di Val d’Elsa, al pranzo con Giandomenico e Riky per parlare dei nostri progetti, alla fisioterapista Paola e ai suoi tape, agli udon del Sanukiya, a chi ti dice di stare attenti a non sudare a luglio a Padova, a DubFx che ha bisogno di un cencio e che si tiene in mano la figlia mentra la sua tipa canta, alla laurea di Sciacallo ma soprattutto sì sì sì ai suoi genitori, a cercare di aiutare Toti con le ragazze, ai brindisi con Cinzia appena tornata e ancora scombussolata dalla Sicilia, ai figoni che porta a casa Elo, a chi si sbronza a riccio, ai gelati con Cinzia, alla festa di compleanno di Susan finita in guerriglia, al pranzo con Marco da Sant’Agnese, all’estate caldissima che io non soffro per niente, a stare a telefono con i miei molto tempo perché abbiamo tanto da raccontarci finalmente, sì alla Predebon, a Silvan che spezzetta e lievita le donne, al fattapposta, sì alla afasia, ad Universerie s02, ad andare fino a Rovigo per le Loints of Holland, ai cappottini rossi, sì alla cena al Delogo con le luneziane a elencare gli uomini che abbiamo scampato, sì a quando puoi fare tutto perchè hai avuto un ictus, alle moules et frites con un buon bicchiere di sidro dolce, sì a mia nonna che si trova un topo nel letto mentre i miei zii vogliono ricoverarla, al regalo per la festa della mamma a Silvia, al distributore di patate e cipolle a San Lazzaro, a Davide in Cina che giura che Berlusconi e Mao sono uguali, ai miracoli del nonno e a quelli della medicina, sì sì e ancora sì a Gennaro e Gianluca fuori dalla chiesa di Castel Goffredo, sì ad accarezzate Fava mentre hai appena avuto un ictus, agli apericena sul prato dei Tadi, al bar Bunga Bunga di Kostrena e ai suoi bimbi che saltano da troppo in alto, a fare shopping con le amiche nell’ora d’aria dalla malattia, a chiedere un succo alla pecora, al capodanno bellunese, a truccarmi con la logopedista e la neuropsicologa, a visitare Vinci, a quando sei in ospedale e finalmente ti lavano i capelli, al CLADAG contest ma meno sì ad essere in squadra con Gabriele, alla cena italo-brasiliana con Sandra, a Luca che mi fa parlare con Bertaglia, alla macchina che infondo non è altro che un divano che si muove, all’aperitivo ai Renai, sì al mercato centrale di Firenze, a rivedere Alejandro in ospedale, sì a Paolo Attivissimo, ad Abdullah Al Saadi, alla maglia col taglio a vivo che hanno estorto con l’inganno al Saba, a Sara incinta, ai macarons di Pierre Hermes, a continuare a dire il contrario di quello che vorrei dire, a via Papiniano 22A, a quando la tua capa ti regala il campanello della bici, a chi ha gli occhi prospettici e illuminotecnici, agli autostoppisti tedeschi, ad andare ad Illustri bigiando la malattia, ad avere un amico fisiatra che mi fa l’esenzione, alla stanza 111 dell’Hotel Savio, a Pascal e a Caccia con le sue storie, a Mirabilia e alla prima mostra di Serena, a Paolo Mazzetto e Renato Danni, a Mary a Longarone, sì alla figlia di Davide, a Toti che dopo aver mostrato il culo agli invitati alla sua festa di laurea si scusa con Gesù, sì a preparare il mio primo esame… stando dall’altra parte, sì a Michele a Padova a buffo, sì a svegliarsi con i campanacci delle mucche, a quando i tuoi studenti ti ringraziano per avergli fatto passare un esame quattro anni prima, alla morte, la droga e l’aspirapolvere che sono le soluzioni a tutte le sfighe, agli incontri strabilianti di Martina, a The Blair Witch Padola, a Pangea Cartonera, alla cheesecake senza praticamente tutto, agli ospiti portoghesi, agli aperictus nel giardino di Morgan e Fabio, all’ittoturismo di Muggia, ai miei in bomba che mi vogliono comprare casa, a chi “ti adorno”, a quelli col neglect che guidano in autostrada, al profumo del basilico, ai massaggi di Carmine e ai suoi gavettoni, agli aperitivi fra amiche ormonaute, alle cicogne croate e alle nane mutole, a quando Serena e Fava dormono nella stessa posizione, mica tanto sì al tumore di Spitz, sì alla mia prima indagine per Chiedi le Prove, alla sorella di Pokk che mi tiene la mano mentre scendo la montagna, sì ad andare all’osteria Vittorino e mangiare con Piero Pelù, sì a LB, a festeggiare il compleanno nel giorno giusto del mio compleanno finalmente, sì ai matrimoni di giovedì, a Bart in India, al monte bianco di Serena, a Sturk che va comprare i pannolini per i suoi clienti ai domiciliari, a Suor Lia e alle cucine popolari, sì al coniglio fritto coi carciofi, sì a conoscere finalmente Thai-Emilia all’Altro Posto, sì ad Handmaid Tale serie di casa, non proprio sì a pagare un neuropsicologo 182€ per sentirsi dare della deficiente, a quando scoppi a ridere in faccia alla bambina che ce l’ha con te proprio perché si sente derisa ma non riesci a trattenerti perché Tullio se ne scappa con la sua patatina in bocca, ad Alice Lao Salvini, alla cena a Bologna per festeggiare la guida e la nostra mappetta, alle gallettes della creperie St Anne, a tradurre al Lido con un asiolo che canta, sì alla mia logopedista preferita Silvia, a quando Nai mi spiega gli stent e poi sogno di morire di infarto, alla nostra nuova macchina per la pasta, al mercato delle erbe di Bologna, a quando Luca dice “eccezionale”, sì alla mostra di Sophie Calle al museo della caccia di Parigi, sì ai laghi di Plitvice, sì ad incontrare Angie al World Press, sì a quando il presidente del consiglio di dipartimento ti scambia per la rappresentante degli studenti, a chi - grazie a dio - non è Shabby Chic, alla torta Fica di Dani e a Matteo che si sente male per dargli il miglior complimento di sempre, sì a Blaji, alla gattina Chiaretta, sì al vaporetto verso la libertà, sì alla mia capa coi capelli verdi, sì a Silvia Bencivelli, alla primavera al lido, sì a quando il telefono azzurro ha chiamato Mauro, alla carne di cavallo da Frank Focaccia, ad andare al BIAS a Parma solo per rivedere il miglior professore di sempre, a chi non si lava i denti perché è in vacanza, sì alla nuova coinquilina Eloisa, all’isola ecologica di Ca’Roman, a chi crede che Padola sia nel Brennero, sì a San Carlo Giàcalvo che torna dall’Africa solo per l’arrosto di Frez, alla pizza con le melanzane fritte alla Bussola, al peanut candy bar di Sandrina, alla mia nuova Leica d-lux, sì a quando esci per andare in piscina e ti trovi a mangiare la pizza alla spirulina sui gradini di Piazza dei Signori, al video con gli esercizi di Carmine, a riuscire a fare la torta bianca e nera della mamma, sì a Travnik, mica tanto sì alla fisioschiappa, alla pizza da Skay, ad Eraldo delle montagne che spiega la regola, alla mostra di Vivian Maier a Este e al suo selfie in bagno, a tornare a bere un Monaco in rue de la soif, ai miei studentelli su Facebook, al gelato di Mami, alla Cusconà e alla sua lettura sui partigiani, a quant’è bella Vicenza, ai miei nuovi colleghi internazionali, a Londra con Marco, al mio psicologo Edgardo, al corso del CICAP, al b&b 500, sì a Pocitelj, alle coccopalle di Clara, sì a quando mi hanno tolto la carrozzina, a Ema che è un pallavolista e io che ho avuto un ictus quindi è normale se uccido i gamberetti, a Carmine e le sue mozzarelle, alla realtà virtuale, alle conchiglie del Lido e a quella che assomiglia al mio cervello, sì a chi mostra le tette a tradimento al povero Dani, sì a finire da Clipper, alla prima volta che Mariangela ha visto la nebbia e pensava che qualcosa stesse andando a fuoco, a Banja Luka, sì a Diego e Vanni appena entrati nel Residence Rooms e a Giulia in giro per Sarajevo, a “è solo la fine del mondo”, alle chiacchierate con Cinzia e Leo in spiaggia, sì a finire Rat-Man in Pilotta, sì ai vecchietti di Castel Nuovo che mangiano la minestra di fronte al mare con davanti a sé le cassette di fichi che si seccano, a fare la volontaria al Cicap Fest, a Clara da me di notte a San Camillo, all’anestesista che legge il mio libro mentre io entro per essere anestetizzata, ad Ema apprensivo, alla sorpresa di Gianluca e Marco, a Fede che parte per l’India, sì allo stroke-girl birthday/resurrection party, al repertorio dei matti della città di Padova, a quando ti telefona Segre, sì al modo in cui a Giusy si sono rotte le acque, a tornare in Bicocca sei anni dopo, a chi “tre sigma sopra il cielo”, sì alla gita in barca per i laghi di Mantova con i fiori di loto, ai dolci in ospedale, a quelli per i tortelli col crudo e a quelli per i tortelli col cotto, mica tanto sì a restare bloccata in una stazione a Londra per colpa di un ritardo dei treni e ad un Uber stronzo, a finire i miei biglietti da visita al corso del GIMBE, mica tanto sì a chi ti piscia sotto casa, alla Musica nelle Aie, al Duomo dalla stanza di Gennaro, sì ad Edi affianco a me quando ne avevo bisogno, ad andare in giro per Milano con Claudia e Toni, ai pranzi della Veneranda, a chi si sente matta da quando ha uno psicologo, ai tordelli, a prendere la malattia dalla nonna, alla locanda delle tamerici, al bar Tito coi bambini che giocano sui carri armati, alla cena sociale in Ca’ Granda, sì a Thomas che è ancora vivo, a “Il maschio inutile” con la Banda Osiris e Pievani, a Sciacallo con salvagente che mostra il culo ai suoi amici laureati, a Edi che porta la brioche della Candrina dalla Fernandona, a finire la continuazione di Shantaram, a Padola che è bella perchè è comoda a Dosoledo che invece è magnifica, a Paola e Davide che pensavano non mi ricordassi di loro, sì al bacio per i conviventi di fatto, a quando arrivo ad un corso a mi chiedono subito come sto, alla lavagnetta piena delle mie stronzate all’ospedale, a quando Margherita mi porta al circo, al gelato con Marialuisa, ad Amazing Randi, alle nutrine castel goffredesi, ai Chinese Man allo Zenith, all’Esselunga di Gennaro dove i single fanno la spesa con gli ananas nel carrello, a Clariscience, sì alla mostra di Caba a Nove, a quando Fava mi si addormenta addosso, a mangiare il rotolo di Lares nella casetta, a bere l’amaro da mia sorella, all’anfiteatro del Luni, sì ai gatti da spiaggia, sì a prendere l’ultimo pantalone disponibile che volevi, al commercialista di Sandrin Bellino che ha tutti gli scontrini prima ancora che vengano emessi, a chi “potere al popolo” e “abbasso il sistema”, a Gennaro che cucca anche dal dottore, al Morica Han, a parlare del CMStatistics e alla francese che mi ha fatto i complimenti, ad Ilaria al Lido con me, sì alla nostra recensione sulla mostra degli ebrei cinesi e al pranzo dai 40 ladroni per riprendersi, all’insistenza di Bigiotto, sì alla chiesa delle Grazie, a respirare col diaframma, sì al Fernandone che compie 86 anni e ci offre la cena con l’invalidità, sì ai festeggiamenti per il capodanno cinese, a Songul, al clima di San Camillo che ha neutralizzato quello di Detroit, ad indicare il bagno a Telmo Pievani, a chi sta senza pensieri, a fare la visita per ottenere l’invalidità e alla sensazione di aver fatto un autogol, ad essere la Paola dei tappini, a Maria e Dani che pur di non dover venirmi a trovare fanno un figlio, a Sarzana, alla doccia gay friendly dei Nuotatori Padovani, ad essere ospite di Ronaldo durante il corso dei GAMLSS, a chi scambia Edi per una del ‘94, sì a festeggiare l’acquisto dei voli per il Perù mangiando purè, all’aereo di Rennes che è ancora lì, a mio papà che offre la cena a 42 miei amici, sì a sentire Rodriguez mentre sono a Rennes con Ema e sentirmi flippare il cervello, a sorseggiare del vino alle terme con le colleghe, a dare del tu alla mia responsabile finalmente, alla passeggiata con Ema e papà, al cigno con i piccoli e la gondola al Mekong, alla Montanari che mi riconosce, alle nedre, ad Eros e Psiche, ai signori che mi mettono in guarda dai ladri napoletani, sì alla neuropsicologa e alla logopedista che dal Lido sono venute alla mia presentazione, sì a Pellestrina, sì al Darwin day con Telmo Pievani, a Nelly e Marc da me, ai miei capelli fuxia, a chi mi dice che non sembro tornata dall’ospedale ma dalla SPA, a giocare a carte coi miei genitori, sì al fumo passivo, agli omini bastardi dell’INPS, alla mia neuropsicologa preferita Margherita, alle visioni di Toti, ai weekend di fuga dalla coppia, alla Fernandona con i pantaloni, alla Fioranzato che mi manda ad un corso a Bologna, a chi ha avuto un ictus e adesso ha paura di ritrovarsi a votare la Lega, alla pubblicità progresso della Edi al San Luigi, ad andarmene da Alcatraz e mangiare il gelato e la pizza più buone del mondo, agli aperitivi con le mie coinquiline, a Sciacallo che nudo nel Piovego ha pescato una bici, a ritrovare Eero, ai brunch della domenica fra coinquilini, ai sabati liberi previsti dal nuovo contratto di Ema, a Silvia e Ado e Sarajjjevo, a Gomorra, al concerto nella sala prove di Ciga con un riccio spettatore, ad incontrare Domenico Brancale su Thello, a Ema e Sciacallo che vivono ancora insieme, alle chiappe foderate, al signore che in piscina è più lento ma soprattutto più scoglionato di me, ai waaaa dei segretari dell’Unina, a Fabio vestito come Raj, a tornare al Lido e sentirmi fortunata come quando torno a Milano, sì a Fava sotto la tovaglia, ai corti del River Film Festival, al lardo di Colonnata, al matrimonio di Michele in spiaggia e ai colombiani che ballano troppissimo, a fare colazione alle Dolcezze, al metro di pizza mangiato con Paulù e Ciro e con un cameriere pazzo, a quando Gianluca viene ospite, sì al Jashgawronski Brothers e a Ciga che suona il palco, le colonne, i termosifoni e le teste dei suoi fratelli armeni, al Buddha Soul Resto, al Steccushi, a chi mi chiede se collaboro col Vernacoliere, a The Tribe, a Flavia nelle banlieue, all’Ombra che Conta, a festeggiare il compleanno di Eloisa come fossimo erasmus spagnoli, ai Keller a Terranegra con Cinzia, sì alle lettere di Serena dal non-ictus al post-ictus, a cenare da Pippo, a creare la coda dietro di me mentre nuoto, a chi risulta ribelle ai test attitudinali di Eleo e Pokk, al partito dell’ictus, alla cena da Chotto e Matte, alla gita nel Cadore, sì a non sentirsi un mostro fra la gente normale, alla mia mamma Silvia che mi dà la merenda e si prende cura di me, al caffè con Carmine, agli scherzi del primo aprile di mio papà, ai tizi che mi riconoscono come quella del gruppo degli statistici, ai cormorani, alle papere e le biciclette di Sant’Erasmo, alla sfiga di perdere la tua peggiore sfiga, a Padola che è il nuovo Kirghizistan con le sue marmotte in lontananza, alla mia nuova dottoressa Fioranzato, ai cinesi che aggiustano le giacche che io distruggo, a conoscere Crestani finalmente, a cenare prima di mia nonna, a fare i turisti a Mantova con Daniela, si ai pretendenti in ospedale, sì al Bosco Fontana, ad entrare finalmente nella biblioteca rimessa a nuova di Sarajevo e alla sua moschea, agli angeli dell’autostima al ristorante Ai Pescatori, all’ottantenne spedita da Uranio che vive dentro Clara, a Gianni Belloni che mi presenta, sì agli animali di Minelli, ai testaroli, a quando la notte è giovanile, a Propaganda Live, a Sciacallo in Sierra Leone, ad andare a votare al ballottaggio alle 22:45, ad avere degli occhiali da vista, a consolare Martina in ospedale, a La Premiata Agenzia Sviaggi, al Monte Bianco di Angelina, alla birra con Ciardi, a vendere 47 libri in un colpo solo, ad essere ospite di Alfonso che ti impacchetta una sfogliatina e che ti regala un cornetto porta fortuna, a veder suonare la Polifonica Vitaliano Lenguazza nella Sala dei Giganti, sì ad arrivare al Louvre in macchina, ad andare al matrimonio di Dani e Maria con l’holter, sì a chi smette di andare in chiesa perché non si possono mangiare le patatine, a Sturk che si commuove per me, ad improvvisare una trasferta partenopea con la paura di finire male come quelli di Gomorra, mica tanto sì all’ansia totoriana, alla frittura di Mauretto a Malamocco, ai casunzei, al mio amore che quando rompo una cosa me la riprende più grande, ai pranzi al Bottegon, alla follia bellissima di Hirst, a meditare con le amiche, al corso del GIMBE davanti alla ex casa del turco, a Livio che mi regala un'orchidea, alle due colazioni da Garbisa, a ballare con Toti alla festa della sua laurea, a chi “Peru ana ana Peru”, sì al pranzo coi genitori di Martina, ad Abhinav che mette la nutella sulle mie pizzette, a Giulia che mi regala tulipani, mica tanto sì alle persone che ti vogliono assolutamente vedere all’ospedale e tu no, a Mercantia, mia madre a cena coi miei amici, ad avere una camera singola al Lido, a Philip Giordano, alla torta a forma di PacMan, ai Disegni DiVersi, a Valentina miglior compagna di stanza di ospedale, al gruppo spalla del Papa a Cesena, all’addio al nubilato di Sandrina, a fare coming out coi miei, a quando le marmotte non vengono a me e allora io vado dalle marmotte, ai canederli, alla stanza 16 del Lato Azzurro, a Sorin che balla con Tavi, a quando Morgan baciava le ragazze, a Ciga che fuma come i russi, a mangiare l’ocra, alla gelateria Portogallo, agli elefantini e ai dragallucci marini in giro per Padova, al nuovo coinquilino Matteo, a Sarahah, all’appartamento n.3 al 2 Jasper Walk, alla birra con Marghe al Lido, a giocare a calcetto in reparto, al vecchietto che parla soltanto francese, sì a dormire dieci ore, a Edi che corteggia Riccardo, all’amaretto Lazzaroni, a quando Dario gioca con Emilia, sì ad avere degli amici cardiologi, a fare i tortelli amari con la mamma e la nonna, a chi si siede accanto a te al corso e si complimenta per i tuoi bellissimi capelli, ai tabaccai di via Zamboni che sono sempre loro, alle partite a carte con Clara al San Camillo, ad essere Lolita Poarella, sì a mangiare le pizzette guardando Big Beng Theory nella stanza 204 dell’ospedale, a Nicolhaiaiai, a “Paola che Paolò”, al messaggio di Gloria, a chi mi invita a parlare per Giordani, ai Closeart, ai pomodori di Elena, a Marco della Tara Cittamani, sì a Sere in trasferta che ti riporta i taralli napoletani, al teatro con Magda Clan, sì ai miei capelli da my little pony, sì a Marostica con Mimo, a Ema che porta la pizza alla nonna, sì alla discesa dal cavalcavia che c’è prima dell’ospedale ai Colli, a quant’è bello andare in giro per i colli euganei sul motorino di Frezz, sì a quando Massimo Polidoro ti dà della “collega”, sì a Fava tra le bolle, sì all’amica che pur di vederti parcheggia i suoi figli e viene fino a Brescia dove tu hai una visita importante, sì a quando parli con le tue amiche e ti senti meno sola e meno mostro, sì a fare il Monte Bianco con le castagne vere e gli amici giusti, al concerto di Moroder in piazza che fa tanto capodanno anticipato, a Martina da me per il mio compleanno, al Natural History Museum a vedere i dodo e a farsi scombussolare dal simulatore di terremoti con Sunny, sì ad essere invalida al 55% ma non sentirlo, a chi gli sarebbe piaciuto mangiarsi Dolce Pasquale, alle colazioni con la camomilla, alle gite a Porto Caleri con gli studenti, sì a “Saluti da Detroit”, alla formidabile formula dell’ansia-scopa-balla, sì a chi ti chiede se è vero che quando uno fa un ictus si sente odore di bruciato, sì a quando Silvan ti manda via perché sei troppo giovane per ascoltare le porcate che sta raccontando a Pif, sì a Sarajevo che è il mio antidoto, sì a pubblicare le Padovanate, a quando il tuo ragazzo per il tuo compleanno decide inaspettatamente di regalarti un altro gatto, sì allo Stradon de Soto che va a ruba, a tutti gli abbracci che mi sono presa in quest’anno, sì al discorso di mio papà alla festa della mia rinascita, sì a celebrare la vita sempre e comunque, sì al fatto che anche quest’anno sono qui a scrivere i sí alla vita, sì a sapere che in ogni momento potrebbe capitarmi di vedere un tasso, ma soprattutto sì alla fine di questo fottutissimo anno,
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